8/9-dicembre, Alessandria
Nonostante il buon esito – e la conseguente spinta data all’organizzazione – del Congresso di Firenze, lo sviluppo della Fiom fu smorzato da ciò che accadeva sia dentro che fuori l’organizzazione.
Tra il 1911, infatti, e il 1913, a causa della guerra di Libia, della crisi balcanica e di altre regioni, il settore metallurgico – come del resto le principali altre industrie nazionali – tornarono a trovarsi in un periodo di depressione durante il quale, per forza di cose, le riforme approvate a Firenze non ebbero i risultati sperati. All’interno dell’organizzazione – che nel 1912 aveva condotto anche importanti agitazioni come lo sciopero dei siderurgici di Piombino e dell’Elba e quello degli automobilisti di Torino – si accentuava lo scontro tra sindacalisti e riformisti.
In questi due difficili anni, comunque, a riprova della ritrovata forza dell’organizzazione, gli iscritti aumentarono, seppur di poco (arrivando a circa 8.000) come anche le sezioni (da 27 a 30).
La necessità, quindi, di adeguare alla realtà attuale le decisioni del 1910, portò l’organizzazione a convocare il Congresso straordinario di Alessandria, nel quale vennero affrontate, «accanto al problema della Cassa di resistenza [rivelatasi dispendiosa e poco funzionale, dato il basso numero di iscritti], anche l’incresciosa questione della sezione Aggiustatori e Tornitori di Milano che, oltre a non compiere il proprio dovere nei confronti della Federazione, favoriva la campagna denigratoria dei sindacalisti» (Gianangeli, 1968).
Il Congresso risolse il problema di Milano espellendo quella sezione, ufficialmente «per il mancato pagamento, dal 1908, delle quote federali» (Boni, 1993), mentre decise di mantenere la Cassa di resistenza, pur diminuendo le quote di versamento.
Ordine del giorno
1. Nomina della Presidenza e verifica dei poteri.
2. Relazione finanziaria dall’ottobre 1910 al novembre 1912 (Guarnieri).
3. Funzionamento della Federazione: quote federali e Cassa federale di Resistenza (Bruno Buozzi).