Venerdì, 26 Aprile 2024

Genova, tra passato e futuro la Fiom è al 60%

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Per chi ha memoria del vecchio “triangolo industriale”, Genova rappresentava il vertice più noto e antico: cantieri navali, acciaierie, meccanica pesante. Le “fabbriche del ferro”, quelle della seconda rivoluzione industriale. Per questo nella storia dell'industria italiana Genova precede gli altri due vertici del “triangolo”: Milano e Torino sono cresciute dopo – Torino anche demograficamente – e quando, un secolo fa, all'Ansaldo lavoravano già 40.000 operai, al Lingotto la Fiat ne aveva meno della metà, l'Alfa Romeo era appena nata e Pirelli stava ancora costruendo lo stabilimento di Bicocca. L'antichità ha però il suo rovescio della medaglia: cresciuta prima, Genova ha preceduto gli altri anche nell'invecchiamento. Il declino è iniziato già negli anni '50 e da lì le ristrutturazioni e il ridimensionamento non sono mai cessati; con accelerazioni e rallentamenti, ma senza fermarsi. A dettarne i tempi è stata anche la proprietà, in larga misura pubblica, l'industria di stato. Così fabbriche e cantieri nel corso degli anni hanno cambiato strutture e assetti: Ansaldo o Breda, Italsider o Ilva, Italcantieri o Fincantieri, nomi che si affiancavano o si sostituivano l'un l'altro, magari generando tanti sottonomi. La costante è stata una progressiva frantumazione, un lento declino fatto di vendite, scorpori, emoraggia occupazionale. Una storia di cui la vendita a Hitachi di Ansaldo Sts è solo la puntata più recente, forse nemmeno l'ultima.

Oggi la realtà industriale di Genova (e della Liguria) è il risultato di questo decennale ridimensionamento: l'industria non è più l'attività primaria, poche le grandi fabbriche ancora a maggioranza pubblica, molte le piccole imprese private; tutte a misurarsi con l'ultima crisi economica e i suoi lasciti. E' in questo quadro e alle prese con questi problemi che i metalmeccanici di Genova e della Liguria hanno iniziato a rinnovare le loro Rsu per dare alla rappresentanza sindacale un quadro più corrispondente alla realtà di quanto non fosse quello che prevedeva le “quote protette” di un terzo riservate ai “sindacati maggiormente rappresentativi” (come recitava l'accordo del luglio '93).

Da un anno a questa parte in Liguria sono state rinnovate 55 Rsu. Quasi 12.000 i lavoratori coinvolti, 8.394 i votanti. Complessivamente la Fiom ha raccolto 5.009 voti, pari al 59,7%, distanziando di parecchio Fim (1.719 voti, 20,5%) e Uilm (1.549 voti, 18,5%). Un centinaio di preferenze (l'1,3%) sono andate ad altri sindacati. La gran parte dei rinnovi è avvenuto nelle fabbriche genovesi, ma il risultato per la Fiom è praticamente identico anche nelle piccole e medie fabbriche della regione: 59,3% di consensi nel capoluogo regionale, 61,1% a Savona, 61,3% a La Spezia. Nelle più grandi fabbriche di Genova la Fiom ha confermato di essere il primo sindacato: in attesa del voto in Fincantieri (a ottobre) ha la maggioranza assoluta in 32 delle 39 aziende in cui s'è votato e in 21 di queste ha fatto il pieno di delegati. All'Ansaldo Energia (2.359 addetti) la Fiom ha il 42,6% dei consensi (pur registrando una flessione rispetto al 55% del voto precedente); alla Selex Es (1.820 dipendenti) Fiom al 51,9% (crescendo del 7%); alla Piaggio (502 dipendenti) Fiom al 42,9% (più 1%); all'Ansaldo Sts (485 dipendenti, tutti impiegati), Fiom al 43,9% (confermando i risultati dell'elezione precedente), alla Siemens (371 addetti, anche qui tutti impiegati) per la Fiom un voto “bulgaro”, 97,4%. Pure nelle principali fabbriche di Savona (Bombardier e Continental) la Fiom conquista la maggioranza assoluta (con, rispettivamente, il 75,4 e il 50,2% dei voti); il panorama non cambia nelle 8 fabbriche di La Spezia che hanno rinnovato le proprie Rsu.

Alla Fiom di Genova non nascondono la soddisfazione per questi risultati, in una città dove le trasformazioni sono state profonde e il sindacato ha dovuto aggiornare il proprio modo d'agire. “Questa è stata per decenni la città delle partecipazioni statali – sottolinea Bruno Manganaro, segretario generale della Fiom genovese – e anche le relazioni sindacali avevano come controparte quasi sempre dei soggetti pubblici, perciò erano anche in buona parte relazioni con la politica. Ora tutto e cambiato: a partire dai numeri e dai volumi che hanno subito un forte ridimensionamento, fino alle proprietà. Una generazione di delegati e sindacalisti cresciuta nel confronto con la proprietà pubblica e la politica ha dovuto imparare a misurarsi con la famiglia Rova piuttosto che con i cinesi o i giapponesi, imponendosi un cambiamento anche mentale: dalla relazione politica abbiamo dovuto tornare a fare i conti con la 'normalità' del privato. E tutto questo è avvenuto in una situazione di continue crisi. Che, dopo le grandi ristrutturazioni degli scorsi decenni, proseguono tutt'ora. Per contingenze particolari o per scelte aziendali. Basta pensare all'Ilva, in amministrazione straordinaria, dove abbiamo 700 addetti su 1.700 in cassa integrazione e dove dal primo ottobre parte un contratto di solidarietà; alla vendita di Ansaldo Sts all'Hitachi; ai punti di domanda sul futuro di Finmeccanica e, quindi, di Selex di cui in questi mesi si decide il destino. Alla stessa Fincantieri che, dopo le minacce di chiusura del recente passato, ora lavora a pieno regime, ma non vuole far crescere lo stabilimento di Sestri opponendosi all'avvio dei lavori per lo scaricamento a mare, accontentandosi si saturare il cantiere con il lavoro che c'è oggi, senza pensare alle prospettive future”. Un quadro difficile, continua Manganaro, “perché solo Ansaldo Energia va alla grande, mentre cose nuove non se ne vedono; tanti annunci e ipotesi anche sul settore informatico ma per ora nulla di concreto. In questo contesto è molto importate e significativo aver ottenuto il 60% dei consensi nelle elezioni delle Rsu in aziende in cui ormai il 75% degli addetti sono impiegati. A Genova su 164 delegati eletti, 113 sono della Fiom, la gran parte di essi sono giovani e al primo mandato, abbiamo un numero di voti che è più del doppio degli iscritti, in quasi tutte le fabbriche siamo in crescita rispetto alle elezioni precedenti. E' un ampio bacino di consenso su cui impegnarci per difendere e migliorare le condizioni di lavoro e di vita dei metalmeccanici genovesi e per dare una prospettiva occupazionale certa rinnovando la nostra realtà industriale”.



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La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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