Venerdì, 17 Maggio 2024

Salerno, un futuro per le Fonderie Pisano

Il 12 dicembre 2016 il Tribunale del Riesame ha disposto il dissequestro dello stabilimento delle Fonderie Pisano & C. S.p.A. di Salerno.

Il dispositivo accoglie l’istanza di appello della società e dispone la restituzione alla stessa dell’intero impianto produttivo oggetto di sequestro preventivo disposto dalla Procura e confermato dal G.I.P. a luglio 2016.

Per il Tribunale del Riesame l’appello è fondato poiché ci si trova in presenza di una attività produttiva autorizzata ed in relazione alla quale gli accertamenti tecnici sull’impianto produttivo in piena attività, effettuati dagli organi preposti ai controlli, hanno acclarato la conformità ai limiti tabellari dei parametri ed ai valori-limite previsti dalle norme. Anche sulla normativa antincendi il Tribunale ha evidenziato l’avvenuto adeguamento alla stessa delle attività. Il Tribunale, infine, in merito alle ipotesi della Procura sul decreto di concessione dell’A.I.A., non ha trovato inequivocabili elementi per ritenere che il rilascio della suddetta autorizzazione sia caratterizzato da una tale macroscopica illegittimità da consentire di considerarlo un periculum per il proseguimento dell’attività produttiva Dunque, in sostanza, il Tribunale ritiene di essere in presenza di un’attività produttiva autorizzata, che rientra nei parametri prescritti dalle norme e per la quale non sussiste in concreto il presupposto del periculum necessario per il mantenimento del sequestro preventivo.

Questa dispositivo ci conforta anche in merito alle posizioni da noi assunte in questi mesi.

La Fiom, in tutte le sue articolazioni territoriali e nazionali, ha sempre ribadito lo specifico interesse alla tutela del lavoro e della salute quali diritti costituzioni concomitanti, non concorrenti tra loro, giammai contrapposti!

Il dissequestro dello stabilimento significa per il Sindcato la possibilità di vedere tutelati entrambi i diritti perché con la ripresa del lavoro sarà sempre necessario, e continueremo a rivendicarlo in primis verso l’azienda, il massimo rispetto delle norme a tutela della salute dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente.

La riapertura dello stabilimento, inoltre, significa per noi la possibilità di traguardare con condizioni diverse l’obiettivo strategico della delocalizzazione.

Un nuovo e moderno impilano e un nuovo stabilimento in area industriale che miri alla salvaguardia degli attuali 110 posti di lavoro e a prospettive di sviluppo occupazionale, economico e industriale che rappresentano la vera ricchezza di ogni territorio.

Per questi motivi la vertenza non si conclude, ma si aprono scenari nuovi che non ci faranno perdere né l’attenzione, né l’impegno, né l’entusiasmo di poter vedere, nel tempo più breve possibile, concretizzato questo intendimento.

E chiameremo a questo scopo, come abbiamo fatto in questi mesi, ciascuno a svolgere la sua parte. Dalla proprietà, alle istituzioni, alle comunità locali e sociali interessate.

 

La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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