Tutte le ultime vittime erano lavoratori di ditte di appalto

Stampa

“Tutti gli ultimi morti su lavoro hanno una caratteristica comune. Erano lavoratori di aziende in appalto. Lo erano a Firenze nel cantiere di Esselunga, così come sulla pista di Nardò della Porsche e nello stabilimento Stellantis di Pratola Serra dove subito è partito uno sciopero unitario di 8 ore”. Per Michele De Palma, numero uno della Fiom-Cgil, qualsiasi ragionamento deve partire da qui per capire come azzerare le morti sul lavoro.

De Palma, vuole dire che è nel sistema degli appalti e subappalti che nasce il rischio di morire sul lavoro?

“Voglio dire che queste morti rendono ancora più evidenti due responsabilità oggettive. La prima ricade sulla politica e su chi ha fatto le norme che hanno permesso di arrivare ad una catena infinita di appalti, subappalti e di precarietà. La seconda sul sistema delle imprese che generano questa catene, nei cantieri o nelle fabbriche, così da scaricare il taglio dei costi e le responsabilità sulla sicurezza dei lavoratori. Occorre fare attenzione in particolare alle attività di manutenzione in movimento”.

È un problema dei cantieri e delle fabbriche?
“Questo sistema degli appalti non è più un elemento straordinario, ma riguarda tutti, ed è strutturale. Nel cantiere Esselunga lavorano più di 60 aziende. Dopo il crollo possibile che non si sapesse quanti lavoratori c’erano e quali contratti avevano. Nella cantieristica navale il rapporto tra lavoratori diretti e degli appalti è di 1 a 5”.

Il governo ha preparato un pacchetto di misure. Sarà la volta buona?
“Per l’esecutivo è finito il tempo delle parole, deve imparare ad ascoltare i lavoratori e a trovare le soluzioni con i sindacati. Leggo che sarebbero già pronte delle norme, alcune si ispirerebbero a cose che noi chiediamo da tempo, come un meccanismo di patente a punti, l’istituzione della Procura nazionale unica, il potenziamento del numero di ispettori e il dare la priorità all’applicazione dei contratti nazionali, evitando la jungla di oggi. Bisogna applicare ai lavoratori degli appalti i contratti nazionali delle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative inerente al lavoro svolto”.

Il vostro giudizio sul pacchetto è positivo?
“Prima vogliamo vedere cosa c’è scritto, vogliamo capire come si sfavoriscono le esternalizzazioni e come si mette ordine tra i contratti, ad esempio. Anche una virgola può fare la differenza. Basta con le semplici operazioni mediatiche: al governo dico meno comunicati stampa, più negoziati, anche faticosi. Le questioni non si affrontano solo con la polemica politica. E i sindacati non si chiamano solo per fare un visto sotto cose già decise. Noi vogliamo qualità, più lavoro di qualità, elemento che è alla base anche della piattaforma per il rinnovo del contratto nazionale”.

Qual è il senso della piattaforma?
“La qualità è il filo conduttore. I tre punti qualificanti sono il salario, la riduzione dell’orario e la stabilità del lavoro. Deve essere un contratto di tutti e per tutti i metalmeccanici. Elementi che portano anche ad una riduzione degli appalti e della precarietà. Dopo anni in cui si è raccontato che l’industria non è importante, vogliamo trasformare la fabbrica in un posto dove per i giovani è figo lavorare. Perché altrimenti gli industriali non si possono lamentare che non si trovano gli addetti”.

Crede nella metamorfosi cinese a Mirafiori?
“Già sono cattolico, quello in cui credo l’ho già esaurito nella mia scelta religiosa. Mi richiamo però a San Tommaso. Da mesi di va avanti con dichiarazioni, è venuto il momento di dare stabilità e serietà alle relazioni industriali. Se Stellantis ha realizzato una joint venture con un’azienda cinese, è Stellantis che produrrebbe dall’Italia per l’Europa. E’ indispensabile un confronto a Palazzo Chigi con Tavares e Meloni per definire un piano per Mirafiori e le missioni per tutti gli altri stabilimenti. Piano in cui si parla anche di strumenti come il contratto di espansione, riduzioni di orario a fronte di formazione, e nuove figure professionali. Le nostre idee sulla transizione ecologica sono precise. Oggi bisogna accompagnare una generazione alla pensione, ma aprire allo stesso tempo i cancelli delle fabbriche ai giovani”.

L’arrivo di Quaranta è un segnale positivo per l’ex Ilva di Taranto?
“È positivo che sia stato nominato in tempi rapidi. Lunedì lo incontreremo. Faremo il punto sugli impianti. La prima cosa da fare è un piano straordinario di messa in sicurezza per garantire la produzione senza far danni alla condizione ambientale”.


Intervista a Michele De Palma di Diego Longhin pubblicata su Repubblica del 23 febbraio 2024

Tags: , ,