Sabato, 27 Aprile 2024

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Il nuovo contratto sia un patto tra i lavoratori

Con i sindacati di categoria degli alimentaristi che, nel rinnovo del contratto nazionale fresco di firma, hanno portato a casa un aumento medio di 280 euro lordi in quattro anni, e i tessili che ne chiedono 270, i metalmeccanici non possono «fallire» alla prova della contrattazione. Perché da sempre il Ccnl delle tute blu - che dal 2016 è tornato a essere unitario - è un banco di prova e allo stesso tempo un modello. In scadenza il 30 giugno di quest’anno, Fim, Fiom e Uilm di recente hanno presentato la piattaforma che dovrà essere approvata dai lavoratori. E domani mattina il segretario generale  della Fiom-Cgil, Michele De Palma (classe 1976), sarà al Cineteatro Gavazzeni di Seriate in occasione dell’assemblea generale del sindacato bergamasco dedicata alle richieste che le tre sigle avanzano nei confronti di Federmeccanica e Assistal.

La richiesta economica di 280 euro all’ex 5o livello è importante e segue l’aumento, maturato a giugno 2023 e mal digerito dalla controparte, di 123,40 euro medi.
«Il contratto in essere è stato rinnovato a 112 euro di aumento, una cifra stabilita tenendo conto della previsione dell’Ipca e della riforma dell’inquadramento. E la clausola di salvaguardia che ha fatto scattare l’incremento la trance di giugno 2023 a 123,40 euro e con molta probabilità anche quella prossima di giugno 2024. La clausola di salvaguardia è servita a difendere il potere d’acquisto dei lavoratori di fronte all’inflazione. Il nostro obiettivo è consolidare questo sistema contrattuale».

Come è stata costruita questa piattaforma?
«È frutto di almeno tre fattori: il valore del contratto sottoscritto nel 2021, l’ascolto dei lavoratori e il valore della contrattazione di secondo livello in corso di vigenza contrattuale. Inoltre poggia su tre pilastri: l’aumento del salario, la sperimentazione della riduzione dell’orario di lavoro e il tema della precarietà che ha due volti, quella negli appalti e quella nei contratti in somministrazione o a termine».

E che contratto dovrà essere nelle intenzioni dei sindacati?
«Deve provare a essere il contratto di tutte e tutti e per tutte e tutti, secondo un’idea   di solidarietà in una categoria molto ampia dal punto di vista dei settori e delle attività, dato che si passa dalla siderurgia alla microelettronica,  con differenze tra chi lavora a turni, chi fa ricerca e chi lavora in smart working. Questo contratto serve per costruire un patto tra i lavoratori e a impedire che la concorrenza si faccia sui diritti di chi lavora».

Per la prima volta tra le vostre richieste c’è il tentativo di ridurre la precarietà in un settore che ricorre spesso al lavoro in somministrazione.
«Se c’è un consolidamento dell’andamento produttivo e se il problema per le imprese, come succede a Bergamo,  è trovare manodopera che non si riesce a reperire, è importante non avere volatilità, ma creare un percorso che dia stabilità sia ai lavoratori, sia alle imprese. Perché se un’azienda non assume direttamente una persona, ma utilizza la formula dello staff leasing dove il lavoratore ha un contratto a tempo indeterminato  con l’agenzia per il lavoro ma non con l’impresa principale, vuol dire che  c’è esigenza di lavoro. Chi è precario rischia di avere condizioni di incertezza occupazionali e trattamenti diversi sul piano economico e normativo. Ma la cosa più importante è la prospettiva di vita: il lavoro deve dare stabilità e fiducia nel tempo delle grandi dimissioni».

A quali compromessi siete disposti per ottenere l’aumento chiesto?
«Nella fase di grande transizione ecologica e tecnologica dell’industria abbiamo scritto una piattaforma che rimette al centro l’industria che è stata trascurata dalla politica. Rigenerare il lavoro facendo un contratto che favorisca l’ingresso al lavoro per le donne e  i giovani. Per questo la definirei come una piattaforma innovazione nella continuità tenendo insieme salario, orario, precarietà, questione di genere e   intelligenza artificiale, democrazia e partecipazione. In più c’è il tema della sicurezza, perché per quanto si parli di industria 5.0  uno dei problemi principali  è che la gente continua a morire negli appalti».

Cambiando argomento, il 19 marzo nella Fim cambierà il segretario generale e il bergamasco Ferdinando Uliano  succede a Roberto Benaglia. Lei e Uliano vi siete conosciuti perché entrambi - lei da funzionario e poi da segretario nazionale - seguivate l’automotive.
«Devo innanzitutto dire che riconosco a Roberto Benaglia coraggio e di lealtà. Con Ferdinando ci siamo conosciuti in una fase complessa, più aspra (quella in cui Fca era uscita da Confindustria e la Fiom non firma i contratti aziendali, ndr). Ci siamo trovati insieme ad affrontare assemblee molto complicate, ma abbiamo l’intelligenza collettiva dei metalmeccanici per affrontare una fase impegnativa come questa. Insieme come componenti dell’ufficio sindacale, abbiamo lavorato alla definizione dell’ultimo contratto nazionale. Uliano ha certamente tutte le carte in regole per dirigere la Fim».
 

La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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