Firenze, la Fiom oltre il 77% di voti e delegati

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La leggenda narra di una telefonata notturna di Giorgio La Pira – cattolicissimo sindaco di Firenze – al presidente dell'Eni Enrico Mattei: “Enrico, sono Giorgio, ho sognato lo Spirito santo; mi ha detto che tu devi salvare il Pignone”. La leggenda non specifica quale sia stata la risposta dell'assonnato Mattei; sta di fatto che poche settimane dopo l'Eni acquisì la più importante e grande industria di Firenze, salvando le antiche officine dalla chiusura e migliaia di operai dalla disoccupazione. Oggi a Firenze sono cambiate molte cose, oltre al sindaco, ma il Nuovo Pignone – ora di proprietà della General Electric – è ancora la più importante industria fiorentina, con quasi 3.000 addetti. E continua a essere una fabbrica ad altissima professionalità e sindacalizzazione, basti dire che più di un terzo degli addetti sono iscritti alla Fiom; 1.178, per la precisione.

Il Nuovo Pignone è anche una delle 102 aziende metalmeccaniche fiorentine che hanno rinnovato le loro Rsu, più di un quarto di quelle in cui esiste una rappresentanza elettiva dei lavoratori. Nella gran parte delle imprese in cui si è votato le elezioni si sono svolte nell'ultimo anno e mezzo, fornendo così un'indicazione significativa sul livello di consenso delle organizzazioni sindacali dei metalmeccanici fiorentini. E la Fiom batte tutti per distacco.

Al voto ha partecipato più del 72% dei lavoratori aventi diritto (8.050 su 11.263, con un calo occupazionale di oltre 500 unità negli ultimi quattro anni) in aziende in massima parte medio-piccole che – Nuovo Pignone e Selex-Es (ex Galileo) a parte, - costituiscono il cuore della realtà metalmeccanca fiorentina. La Fiom è il primo sindacato con il 77,5% (6.235 voti e 296 delegati), segnando un più 1% sulle scorse elezioni. Seguono – distanziatissime - la Fim con il 17,6% (+0,5 e 39 delegati), la Uilm 4,3% (-0,7% e 7 delegati), altri sindacati con il restante 0,6% (1 delegato).

Il successo della Fiom – che in queste imprese ha 4.022 iscritti - è un dato omogeneo nelle grandi come nelle medie o piccole fabbriche. Così si va dal 64,3% del Nuovo Pignone (2.979 addetti, +0,5% rispetto alle elezioni precedenti) all'81,5% della Grn Driveline (421 lavoratori, +20%); dal 67,8% di Selex-Es (1.023 dipendenti, +1,1%) al 75,2% della Biomeriux (230 addetti, +15,7%); dal 66,6% dell'Infogroup (391 lavoratori, -7%) all'81,3% della Targetti (233 dipendenti, + 0,4%). Difficile trovare un consenso inferiore al 50% per i metalmeccanici della Cgil: la maglia nera se l'aggiudica la Pirelli con il 31,7% (381 dipendenti, +1,8%).

Dati che Daniele Calosi - segretario generale della Fiom Firenze – interpreta come una dichiarazione di fiducia: “La crisi di rappresentanza che investe la politica anche qui in Toscana e il crollo della partecipazione al voto nella città del Presidente del consiglio, non toccano la Fiom. Nelle nostre fabbriche si vota con percentuali attorno al 70% e raccogliamo consensi che complessivamente sono il doppio del numero degli iscritti. E' il frutto della nostra pratica contrattuale, del lavoro capillare di un'organizzazione che segue oltre 900 aziende, più di metà delle quali piccolissime dove le Rsu nemmeno esistono. Ed è la miglior risposta agli attacchi di chi – soprattutto nel mondo della politica – ci accusa di non essere rappresentativi.”.

 

 

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