Venerdì, 19 Aprile 2024

Finmeccanica/Leonardo. Conclusa la ristrutturazione, ora investimenti e sviluppo

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Si è svolto il 16 marzo il Coordinamento nazionale Fiom del gruppo Leonardo, alla presenza del Segretario Generale Maurizio Landini, convocato per fare una valutazione sul bilancio consuntivo (approvato il 15 marzo in via definitiva dal Cda) e del piano industriale 2017-2021 incentrato su sviluppo e crescita presentato alle Segreterie nazionali nel corso dell'Osservatorio strategico dello scorso 1 marzo.

Nel corso dell'incontro il Coordinamento ha avviato una prima analisi di merito, sia rispetto ai risultati ottenuti che alle prospettive industriali e occupazionali.

Ecco alcuni dei dati più rilevanti riferiti al 2016:

  • Leonardo può contare su 19 miliardi e 951 milioni di euro di ordini (esclusi quelli delle JV, ora con un portafoglio complessivo di 34,798 miliardi (+21% rispetto al 2015);
  • rapporto ordini-ricavi superiore a 1 in tutti i settori;
  • Ebit, Ebitda e Ebita in crescita rispetto al 2015 rispettivamente dell'11%, del 4% e del 2%;
  • Ros 2016 al 10,4% con tutti i settori oltre il 10%;
  • il risultato netto ordinario al 2016 è di 545 milioni di euro (era 253 milioni nel 2015 e -649 a fine 2013);
  • il Mol passa dal 10,9% al 16% per un valore assoluto di 1,9 miliardi di Euro;
  • l'Ebitda passa da 27.000 a 40.000 euro, l'Ebita da 16.000 a 27.000 euro;
  • il Flusso di cassa ordinario (FOCF) da – 220 sale a + 700;
  • il patrimonio netto di bilancio passa da 3,679 a 4,400 miliardi di Euro, mentre il ritorno sul patrimonio netto da -12% sale a + 17%;
  • il debito scende da 3,9 miliardi a 2,8, con un tasso di indebitamento sul patrimonio netto che scende da 1,1 a 0,6% (indebitamento sceso del 13%);
  • il fatturato complessivo raggiunge i 12 miliardi di Euro, con un investimento in ricerca per tutti i settori di attività dell'1,4%.

Inoltre per la prima volta dopo sei anni il Cda ha deciso di distribuire i dividendi agli azionisti pari a 14 centesimi/azione. Il valore delle azioni Leonardo è passato da 5,795 euro (con una capitalizzazione di mercato pari a 3,45 miliardi nel 2014) a 13,90 euro (con una capitalizzazione pari a 8,2 miliardi).

Nella sostanza l'azienda sta recuperando posizioni significative rispetto ai competitors su tutti gli indicatori economici ed è questo l'aspetto più significativo che consente la svolta dalla riorganizzazione all'investimento.

Tutti i dati di bilancio confermano l'efficacia dell'azione di riorganizzazione e risanamento fatta dal management del gruppo, realizzata attraverso la focalizzazione produttiva sull'Aerospazio e Difesa, la riorganizzazione delle ex aziende Finmeccanica nella One Company, e dai processi di moralizzazione interna ed esterna, ovvero il sistema delle forniture.

Come Fiom-Cgil avevamo condiviso questi tratti dominanti del piano industriale precedente, criticando contestualmente l'assenza di interventi di politiche di sviluppo e ampliamento del perimetro di attività.

La nostra preoccupazione era rivolta alle ricadute che la profonda e pesante ristrutturazione della filiera dei costi avrebbe determinato, attraverso la riduzione del portafoglio prodotti e delle attività svolte dal gruppo, concentrandosi nell'aerospazio e nella difesa.

Abbiamo anche contrastato questa scelta attraverso la mancata sottoscrizione degli articoli 47 della legge 428/90 nella riorganizzazione societaria, per gli effetti che si sono avuti in tutta la catena degli appalti, ridimensionati con la riduzione dei costi e l'internalizzazione di attività. Le ripercussioni sui lavoratori, sia in termini occupazionali che di diritti, sono state pesanti, nonostante in qualche caso siamo riusciti a contenerle grazie all'intervento delle Rsu e dei territori che hanno messo in campo processi negoziali di stabilizzazione occupazionale e/o riassorbimento del personale da parte delle  le aziende subentranti.

Il nuovo piano industriale 2017-2021 dichiara espressamente esaurita la fase della riorganizzazione e ristrutturazione e si propone di investire sulla crescita delle attività e degli investimenti del gruppo per i prossimi 5 anni.

Per questi motivi la Fiom-Cgil condivide le linee strategiche del piano.

All’esito degli incontri di Divisione, che saranno calendarizzati entro fine marzo per valutare le relative ricadute in termini di prospettive occupazionali e produttive – compresa la filiera degli appalti – potremo dare un giudizio più articolato.

In particolare sarà importante capire i prodotti sviluppati nell'ambito dei sistema di difesa per garantire i carichi di lavoro, mentre per quanto riguarda lo spazio come verranno ridefinite le alleanze e quali saranno gli investimenti specifici del nostro paese.

Per la Fiom è necessario affiancare al piano industriale un forte sostegno del Governo e del sistema paese. Per rilanciare Leonardo a livello globale adesso occorre che l'Esecutivo entri in campo con politiche di ricapitalizzazione e sostegno agli investimenti del gruppo e al rafforzamento delle alleanze internazionali, per affrancarlo da una condizione di minorità rispetto a tutti i competitors del settore, forti  delle risorse e del supporto politico e diplomatico agito dai loro governi.

Il ruolo del nostro Governo va esercitato  con determinazione dentro il progetto del Piano di difesa europeo, che ha spinto ogni paese a rafforzare le imprese nazionali in termini di alleanze geopolitiche e di investimenti dedicati a innovazione e tecnologie ad alto valore aggiunto.

Questa è la ragione per la quale abbiamo chiesto unitariamente, con Fim e Uilm, la convocazione di un incontro da parte del Presidente Gentiloni sulle politiche industriali, sul livello di impegno che intende destinare alla più grande impresa metalmeccanica di questo paese, ovvero Leonardo, e a Fincantieri (in questo momento impegnata in una trattativa importante sui cantieri STX France che può avere ricadute proprio sulle attività della One Company).

Quell'appuntamento sarà anche l'occasione per avanzare di nuovo la nostra proposta di un ruolo deciso di Cassa Depositi e Prestiti dentro un processo di eventuale ricapitalizzazione di Leonardo, oltre che per sollecitare il Ministro competente a ricomprendere le attività strategiche dell'aerospazio, della sicurezza e della difesa dentro le iniziative intraprese a sostegno del programma Industria 4.0.

Per queste ragioni strategiche e di assoluta coerenza con quanto abbiamo sempre sostenuto riteniamo il nuovo piano industriale un punto di riferimento importante per le nostre valutazioni e per il confronto che si dovrà aprire nel merito.

Questi gli indirizzi strategici del prossimo Piano industriale:

  • controllo della Corporate sulle attività delle Divisioni, controllo del portafoglio ordini e qualificazione del sistema della fornitura;
  • ritorno ad una generazione ordinaria di cassa, frutto di una robusta programmazione industriale e di una valutazione attenta del risk assesment per ogni operazione attivata;
  • centralizzazione di alcune attività trasversali alle Divisioni, come procurement, manifacturing, Ict e parte delle Ingegnerie, nel nome dell'efficienza industriale;
  • costruzione di Legal Entity Leonardo in 8 regioni di mercato (in Uk è in via di costituzione la Leonardo Westland, poi toccherà alle regioni araba, turca, cinese ecc..) per penetrare in modo strutturato in quei mercati;
  • nuovi moduli di business mirati ad offrire servizi integrati per un ciclo di vita più lungo dei prodotti;
  • un intervento su Atr con un investimento da realizzare a breve (restyling dell'attuale e nuova piattaforma multipourpose per il futuro, da disegnare e allestire in Italia, per il trasporto passeggeri, merci e per il trasporto tattico nei teatri militari);
  • sviluppo tecnologico in Cyber security, robotica, intelligenza artificiale, addestramento dual role (per coprire tutte le operazioni sul campo) elettronica per la difesa, ecc..
  • riequilibrio del rapporto attività civili, attività militari a favore delle prime;
  • consolidamento della tendenza in crescita dei ricavi, oggi a 3,5/5%, per arrivare all'11% a metà Piano;
  • disponibilità ad investire 2,5-3 miliardi di euro, rafforzando le attività core, senza aggredire il patrimonio consolidato.

Moretti ha annunciato di voler accelerare nella realizzazione del piano di focalizzazione sul core business, a partire da investimenti importanti nell'elettronica della difesa, e nel ribilanciamento delle alleanze nel settore spazio.

Sarà importante capire quali investimenti saranno fatti e quali nuovi prodotti saranno lanciati per avere un'idea più precisa degli obiettivi di medio-lungo termine del Piano.

Questo aspetto dovrà necessariamente rispondere all'urgenza di un'iniziativa forte da attivare nel Mezzogiorno, per rilanciare le opportunità industriali e salvaguardare le competenze professionali dei siti interessati.

Secondo il piano presentato la crescita verrà realizzata attraverso acquisizione di attività e di aziende, nuove alleanze e accordi di partnership industriale (con una previsione di aumento del fatturato intorno al 5% all'anno).

Il nostro percorso di valutazione e di iniziativa, in continuità con quanto già fatto, sarà supportato da un approfondimento con gli esperti che con noi hanno già collaborato alla realizzazione del Convegno “La fabbrica per aria” e dalle riflessioni che faremo insieme al sindacato internazionale sull'Aerospazio, con l'obiettivo di arrivare ad una seconda iniziativa pubblica di confronto con il Governo.

Poiché l'architettura societaria messa in piedi costituisce il presupposto organizzativo di questi indirizzi (al netto dell'annunciata rimodulazione di alcune attività come ingegneria, manifacturing, ICT e procurement) dobbiamo ritenere che il processo non sia reversibile nel medio termine.

In questo senso la scelta di decentrare le responsabilità e la titolarità negoziale che abbiamo fatto come Fiom sin dall'apertura della trattativa sul contratto integrativo, investendo sul ruolo congiunto delle strutture territoriali e delle Rsu, va consolidata e rafforzata, fermo restando il livello di Coordinamento e indirizzo dell'Esecutivo e della struttura nazionale. 

Del resto questa modalità ci ha consentito in passato di fronteggiare con maggior efficacia non soltanto il confronto sindacale con l'azienda (gli scioperi) ma anche i momenti di rottura con le altre organizzazioni nell'ambito di quella trattativa, vedi la richiamata vicenda degli art.47.

Riteniamo dunque che tutti gli aspetti già concordati come la gestione dei confronti sul PdR, gli appalti, le informazioni sui carichi e le attività a livello di sito debbano vedere una capacità forte di iniziativa congiunta (RSU-strutture territoriali) evitando di rincorrere l'azienda sul terreno del rinvio alla struttura centrale quando il confronto in sede aziendale sull'applicazione dell'accordo nazionale o su altre questioni che attengono all'organizzazione del lavoro si rivela più complicato del previsto.

Rispetto alla questione specifica degli appalti da questo momento in poi devono diventare terreno di iniziativa prioritaria della Fiom, a partire da un processo di sindacalizzazione, utilizzando tutto quanto previsto dall'accordo integrativo sottoscritto lo scorso 2 febbraio.

I coordinamenti di divisione saranno quindi fondamentali per gestire correttamente la verticalizzazione che si è data l'azienda, mentre il coordinamento nazionale insieme all'Esecutivo e alla FIOM Nazionale, deve garantire il ruolo di sintesi complessiva da far valere nell'ambito del sistema di relazioni sindacali e nella gestione della contrattazione aziendale a questo livello.

Dall'efficacia della nostra organizzazione interna dipenderanno l'andamento e la qualità della contrattazione che si riaprirà sull'implementazione del contratto integrativo di gruppo dopo gli incontri di Divisione, come da noi richiesto.

La fase negoziale che stiamo per riprendere sarà molto importante sia per i lavoratori e le lavoratrici di Leonardo, sia per quanto riguarda l'applicazione dei punti già chiusi a febbraio scorso, (orario di lavoro, clausole di raffreddamento, informativa sindacale in caso di cambio appalti, definizione del bacino delle professionalità da recuperare) che per quanto riguarda le partite negoziali rimaste aperte (inquadramento professionale, welfare, flexible benefits, sanità integrativa, etc.) da affrontare anche in relazione alle novità introdotte nel frattempo con il rinnovo del CCNL approvato con referendum dalle lavoratrici e dai lavoratori metalmeccanici.

A questo proposito non possiamo non riconfermare la nostra determinazione nel chiedere all'azienda la puntuale applicazione degli accordi sottoscritti fino ad oggi, da cui dipendono la credibilità delle Organizzazioni sindacali ma soprattutto la loro credibilità nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici che rappresentano.

 

Coordinamento nazionale Fiom-Cgil

Gruppo Leonardo

Roma, 16 marzo 2017

La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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