Fiom Padova: Iniziano le richieste di cassa integrazione nel padovano

Stampa

A partire dalla scorsa settimana hanno cominciato ad arrivare le prime richieste di cassa integrazione rivolte al settore metalmeccanico nella provincia di Padova.

Sono almeno 2000 i lavoratori coinvolti nelle richieste raccolte in pochi giorni che riguardano diversi settori della metalmeccanica, a partire dalla siderurgia (fonderie e acciaierie), su un totale di circa 70.000 lavoratori e lavoratrici metalmeccanici padovani. E il numero potrebbe essere destinato a salire vertiginosamente vista la situazione nazionale e globale, covid e guerra russo ucraina.

Le richieste di cassa integrazione sono legate sia all’aumento dei costi dell’energia, sia alla carenza di materiali. Si è cominciato dalla mancanza di microchip e schede elettroniche, già in periodo covid, e si è arrivati alla penuria di minerali e metalli necessari per forgiare le varie leghe.

“Siamo arrivati a questo punto perché negli anni si è preferito continuare ad investire in armi e tutelare profitti, piuttosto che lavorare in sinergia per costruire un piano industriale nazionale incentrato sul lungo periodo, sulla transizione e autonomia energetica, con lo scopo di mantenere attivi industrie e comparti. Oggi la produzione di energia compatibile con l’ambiente e gli esseri umani dev’essere una priorità e non ammette ritorni al passato che guardino alla fissione nucleare come unica soluzione possibile. Uno degli interventi che sarebbe necessario praticare al più presto è quello di ripristinare la produzione all’ex Ilva di Taranto che ci permetterebbe di avere materie prime utilizzabili nell’industria. Un ripristino che dovrebbe comunque tenere conto delle necessità di tutela ambientale che quel sito richiede, per garantire salute e lavoro alla popolazione tarantina e non solo. È inoltre necessario capire che le scelte scellerate del governo hanno e avranno un impatto pesantissimo su milioni di cittadini e lavoratori e, su questo frangente, non ci sono state ancora operazioni di sorta che possano portare un po’ di tranquillità nella popolazione. Stanziare armi e fare la ricchezza di pochi, invece che impegnarsi per la salvaguardia di tutti, non è la scelta corretta né quello che ci si aspetterebbe da chi governa il nostro Paese. Già la Pandemia ha aumentato le diseguaglianze fra gli strati della popolazione, con il conflitto in atto la situazione potrebbe esasperarsi sempre più. La nostra classe politica si è dimostrata incompetente, inadeguata, più attenta ai voti del momento, piuttosto che all’idea di progresso collettivo. Noi come sindacato non permetteremo che i fondi del PNRR siano destinati solo alle aziende, all’aumento della produzione delle armi e all’accrescimento delle spese militari. Sottolineando che la nostra costituzione ripudia la guerra e non dovrebbe fomentarla pensiamo che sia fondamentale anche ricordare che saremmo vincolati, sempre dalla costituzione, al divieto di vendere armi a paesi belligeranti.” Ha dichiarato Loris Scarpa segretario generale della Fiom Cgil di Padova.