Fiom Belluno - ACC e Ideal Standard: Zaia intervenga per la salvezza del bellunese

Stampa

Ora tutti a stracciarsi le vesti per il dramma industriale e sociale che vive la nostra provincia, prima tutti zitti rispetto alle proposte che la Fiom ha sempre fatto, anche con incontri pubblici sul tema Pnnr e politiche industriali! Adesso è necessaria una grande manifestazione provinciale per difendere e rilanciare le nostre terre!!!

1. Il “dramma parallelo” della Ceramica Dolomite e della Zanussi Elettromeccanica, altrimenti note come Ideal Standard e ACC, pone una questione centrale a Belluno e a tutto il Veneto. Ed è una questione industriale, non una questione sociale. Chi, da Pozza a Massaro, pone l’accento solo sulla questione sociale (in parole povere, dà per scontata la chiusura dei due siti produttivi, e si concentra sulla ricollocazione dei relativi esuberi), lo fa solo per eludere la questione industriale. Che si riassume così: due fabbriche di grande tradizione, ancora ricche di prospettive di consolidamento e di sviluppo in un tempo in cui l’intera filiera dei “prodotti per la casa” (dai sanitari agli elettrodomestici, dalle piastrelle ai mobili) è strategicamente al centro delle due grandi transizioni del XXI secolo (la transizione ecologica e quella digitale), possono essere chiuse in un territorio che, perdendole, vedrebbe concentrate le sue prospettive di futuro nel turismo e nell’occhialeria, esponendosi così a rischi altissimi? Possiamo ancora tollerare che, per la rozzezza imprenditoriale dei fondi-locusta (Dolomite) e per la sciatteria istituzionale del Governo (ACC), Belluno si pieghi alla piaga della delocalizzazione a oriente, mentre tutta l’Europa, Germania in testa, è impegnata nell’opposta strategia del back-shoring, del “ritorno a casa” delle produzioni funzionali a settori-chiave (come appunto quello dei “prodotti per la casa”)?

2. L’unica risposta si chiama “politica industriale”, che oggi si articola in due dimensioni: quella macro, di cui si occupa il PNRR; e quella micro, di cui si deve occupare la Regione secondo le modalità partecipative tipiche delle migliori esperienze internazionali, e cioè con il concorso decisivo delle associazioni datoriali e delle organizzazioni sindacali. È la Regione, che, rendendo effettiva e affidabile la propria proposizione istituzionale in materia di autonomia, si deve far carico di lanciare, a seguito di un’urgentissima consultazione con le parti sociali, un piano integrato per il rilancio dell’industria veneta dei “prodotti per la casa” in chiave 4.0 (domotica in testa), cominciando proprio dalle crisi di ACC e Dolomite. Una “società di scopo” (SPV) veneta a partecipazione mista pubblica e privata che - anche avvalendosi delle opportunità offerte dalla normativa emergenziale - razionalizzi ed efficienti, con il supporto di fondi e competenze  adeguati, l’arcipelago disperso che va dai distretti dell’arredamento ai poli della refrigerazione con le relative componentistiche, dai campioni dei cancelli automatici a quelli del riscaldamento e della climatizzazione. 

3. Questa è la sfida vera, che il Veneto deve cogliere fino in fondo. Il presidente Zaia non deve aspettare Il collega di partito Giorgetti, che si è malamente “romanizzato” e dedica tutto il suo tempo ai giochini per la successione di Mattarella trascurando clamorosamente di seguire le crisi industriali che sono al centro del suo dovere di ministro. Zaia deve prendere in mano l’iniziativa, da quel vero “uomo del fare” che ha sempre dichiarato di essere, e diventare protagonista di un “modello veneto” di politica industriale, partendo dal capitolo più difficile e più esaltante insieme, quello della montagna e di Belluno.