Fiom Belluno - Acc: 3 agosto 2020 - 3 agosto 2021, un anno senza risposte

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Giusto un anno fa, il 3 agosto 2020, il MISE inviava alla Commissione Europea la richiesta di essere autorizzato a garantire, con un apposito fondo di rotazione previsto dalla Legge Prodi-bis per le aziende in amministrazione straordinaria, i finanziamenti per 12,5 milioni che le banche avrebbero erogato ad ACC per riempire della benzina necessaria ad andare avanti il suo serbatoio svuotato dall’insolvenza.

Si respirava grande ottimismo, un anno fa.

Con un’azione ben coordinata, le Organizzazioni sindacali, la Regione e le comunità bellunesi coi loro sindaci erano riuscite, trovando buona sponda nel Governo, a fermare il malsano progetto della cinese Wanbao di chiudere lo stabilimento di Borgo Valbelluna a febbraio 2020, a guidare la crisi aziendale verso la procedura dell’amministrazione straordinaria che tutela l’occupazione e la continuità produttiva e a far nominare un commissario straordinario esperto d’industria e molto stimato nel mondo dell’elettrodomestico. Il commissario aveva presentato a luglio un programma, che era stato salutato con entusiasmo dal Governo e dalle parti sociali e che il mercato aveva subito sposato riempiendo di ordinativi la nostra fabbrica. Si produceva a pieno ritmo, si facevano straordinari, si assumevano i lavoratori ingiustamente licenziati da Wanbao due anni prima, tornavamo a investire. Ma, proprio in quei giorni, cominciavano anche i nostri guai. Il MISE dava per scontato il rapido okay della Commissione Europea alla sua garanzia (che tecnicamente è un aiuto di Stato): e invece la Commissione avrebbe inscenato su quella richiesta uno squallido teatrino di richieste di chiarimenti su richieste di chiarimenti, teatrino che va ancora avanti nella colpevole inerzia del nostro Governo.

Dopo un anno, l’Europa non ha ancora detto né no né sì alla richiesta, perché si vergogna a dire no e preferisce far morire ACC “di morte naturale” asfissiandola per carenza di ossigeno finanziario. Quella stessa Europa velocissima però a rinnegare se stessa per autorizzare il rilancio di uno stabilimento austriaco da parte della giapponese NIDEC, a cui era stato ordinato di venderlo per non violare le regole della concorrenza: una decisione scandalosa. Diventato chiaro che l’Europa ci stava prendendo in giro, è cominciata la gara a chi faceva peggio. Hanno cominciato le banche, che si sono ostinate a rifiutare qualunque supporto al salvataggio dello stabilimento in nome del rigore tecnico del credito (quelle stesse banche che si erano riempite i bilanci di crediti inesigibili favorendo gli amici e gli amici degli amici, per esempio finanziando per decine e decine di milioni i fondi-locusta che avevano portato alla rovina nel 2013 la vecchia ACC).

Ma c’ha messo del suo il Governo, confuso fra supplicare le banche e mettere in cantiere soluzioni che non funzionavano, tipo la Garanzia Italia prima promessa e poi negata. Ora il Governo si è inventato il Fondo di sostegno alle grandi aziende in difficoltà, il famoso art. 37 del Decreto Sostegni: ma da marzo non è ancora operativo, e noi abbiamo invece bisogno subito dei soldi. I soldi che (sacrosantamente) sono stati profusi per ogni negozio, laboratorio o esercizio, e che sono stati profusi per Alitalia, Ilva e altre amministrazioni straordinarie (240 milioni per la Blutec di Termini Imerese!), vengono negati ad ACC.

Adesso pretendiamo che si esca dalla ambiguità.

ACC ha diritto, come azienda in amministrazione straordinaria e dunque sotto la diretta vigilanza del Governo, a essere finanziata in misura adeguata fino alla sua cessione a un investitore. Lo prevede la legge. La gara è in corso: ma non si potrà concludere prima della fine dell’anno e i soldi servono molto prima. Altrimenti gli investitori scappano a gambe levate, perché sono interessati a comprare una fabbrica che produce, non uno stabilimento chiuso.

Anche la Regione Veneto, l’assessore Donazzan e il presidente Zaia sono stati ingannati dal MISE, che ha promesso l’arrivo di finanziamenti che nessuno ha ancora visto e di soluzioni di sistema di cui si è persa ogni traccia. Adesso anche la Regione deve alzare la voce, e farsi convocare insieme con noi per un tavolo vero. Siamo stufi di comunicati stampa in cui il ministro contraddice il suo viceministro o in cui si annuncia che il ministro e il viceministro hanno fatto pace scaricando su altri la colpa delle loro baruffe, o di verbali di riunione diramati, ma poi smentiti e comunque ancora non pubblicati dopo oltre tre mesi, o di altri comunicati in cui si apprende che incontri pubblici nelle Prefetture e al MISE, dichiarazioni ufficiali di ministri e sottosegretari in Parlamento, filmati celebrativi sui media, erano una fantasia collettiva e non sono mai esistiti.

Il Governo ha superato ogni livello di decenza, e non possiamo più tollerarlo. Non possiamo più tollerarlo perché l’azienda ha mercato, ha credibilità, ha tecnologia, ha progetti serissimi di risanamento e di rilancio, ha piani di investimenti che la possono rapidamente riallineare ai colossi cui fa concorrenza. Non possiamo più tollerarlo perché tutti gli operai, i tecnici, gli impiegati, i dirigenti di Borgo Valbelluna hanno dimostrato - mantenendo in vita la fabbrica senza un solo euro di finanza esterna in 18 mesi (incredibile ma vero!) - il loro valore; e hanno dimostrato che tutelare il loro lavoro e le loro competenze non è per il Governo un atto di assistenza sociale, ma un dovere industriale ed etico nei confronti della comunità professionale che essi rappresentano. Qui non c’è una multinazionale feroce che chiude una fabbrica, come a Napoli o a Firenze o a Vicenza. Qui c’è un’azienda che il Governo gestisce attraverso un proprio commissario e di cui è direttamente responsabile. Trascurarla e maltrattarla, è una vera follia. Il Governo negli ultimi mesi si è distinto solo per i suoi silenzi umilianti, per il disprezzo dimostrato verso la Regione, i sindacati, i lavoratori, i sindaci, per la violazione di tutte le regole su informazione, consultazione e partecipazione che caratterizzano le relazioni industriali nei Paesi più avanzati, per la sua improduttività, per la sua inaffidabilità. La nostra pazienza ha un limite.

Non ha limiti invece la nostra capacità di lotta. Giorgetti e Todde se ne ricordino!

 

Fiom Belluno 

3 agosto 2021