Tavola rotonda su Industria, Infrastrutture e Sviluppo. Relazione di Mariano Carboni,

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Si è svolta a Sarroch, giovedì 21 e venerdì 22 luglio scorsi, la due-giorni della festa della Fiom Sardegna, culminata con la consegna all'istituto comprensivo locale dei soldi che la Fiom ha ricevuto come parte civile per la morte di un operaio che stava manutenendo un impianto nella raffineria Saras.

Pubblichiamo di seguito l'intervento di Mariano Carboni, segretario generale della Fiom Sardegna, alla tavola rotonda “Sardegna, territorio, industria”, tenuta nella mattinata del 22 con la presenza, tra gli altri, di Maurizio Landini.

 

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Relazione 22 luglio 2016

Tavola rotonda su Industria, Infrastrutture e Sviluppo

 

Trovo doveroso aprire questa mia relazione con il ringraziamento, per la partecipazione, ai delegati, alle delegate, agli ospiti in platea, ai protagonisti di questa nostra tavola rotonda.

Grazie al Sindaco di Sarroch, al comune di Sarroch, che ha accettato di patrocinare questa  nostra iniziativa, agli stessi impiegati che ci hanno dato una mano.

Ancora grazie ad Ottavio Olita, per la partecipazione, e per il coordinamento di questa nostra discussione.

La sua presenza ci qualifica!

Vedete, abbiamo deciso, come Fiom, di organizzare questa iniziativa perché pensiamo di essere, a tutti gli effetti, classe dirigente della Regione Sardegna, perché crediamo che il sindacato non si debba limitare a svolgere la sola funzione vertenziale, ma debba conoscere approfonditamente le problematiche regionali, interrogarsi sulla prospettiva, elaborare proposte sulle tematiche che impediscono lo sviluppo, rallentano il regolare svolgimento dell’attività produttiva e limitano la crescita dell’occupazione.

Per questa ragione,  siamo qua, con l’intento di confrontarci, in modo leale, a viso aperto e senza presunzione alcuna, consapevoli di avere un punto di vista, sui temi dell’industria, dello sviluppo sostenibile e delle infrastrutture, un punto di vista sullo sviluppo complessivo della Sardegna, ma rispettosi dell’opinione altrui.

Non vogliamo essere percepiti come cultori di verità assolute, non abbiamo verità dogmatiche, vogliamo semplicemente discutere, nella migliore tradizione della Fiom e della Cgil, di contesto regionale, e capire che cosa fare, che cosa possiamo fare anche noi, concretamente, per stimolare la crescita, per attrarre gli investimenti, per salvaguardare le imprese esistenti e per garantire, ai giovani, una prospettiva migliore.

Ne vogliamo discutere con Maurizio e con Michele, con le istituzioni regionali, pensando all’industria, al complesso infrastrutturale presente in Sardegna, Con la Confindustria in Rappresentanza delle imprese locali, con l’università, sempre in grado di essere stimolante e di dare preziosi suggerimenti sui modelli ideali da adottare per il futuro.

Questo è il senso di questa discussione, e credo che il punto di partenza non può non essere la condizione infrastrutturale della Sardegna, perché lo sviluppo, la sicurezza e la qualità della vita, nei paesi industrializzati, dipendono dal funzionamento, continuo e coordinato, di un insieme di infrastrutture che, per la loro importanza, vengono chiamate infrastrutture critiche.

Non è casuale che i libri di testo definiscono infrastrutture critiche:

1.  Il sistema viario;

2.  Il sistema dei trasporti;

3.  La produzione, la trasmissione, la distribuzione dell’energia elettrica e del gas naturale;

4.  Il sistema di raccolta e di distribuzione delle risorse idriche;

5.  Le telecomunicazioni e la telematica;

6.  Il sistema di produzione e di distribuzione delle derrate alimentari.

Ce ne sono tante altre, come per esempio, la sanità e la sicurezza, ma per evitare di essere dispersivi, preferisco concentrare l’attenzione su alcuni di questi elementi.

Sottolineo che scegliamo di fare l’analisi della condizione delle infrastrutture critiche perché chiunque decida di fare un investimento valuta, preventivamente, la condizione delle infrastrutture del territorio e misura il livello di competitività, del contesto in cui intende produrre, e se il differenziale di competitività è alto, l’investimento risulta essere rischioso, non conveniente, e quindi è preferibile investire altrove.

È una cosa elementare!

Di questo bisogna essere consapevoli, nell’era della globalizzazione.

Per rispettare un ordine logico, voglio iniziare con sistema viario, per dire, che lo stesso, è in fase di miglioramento, se si pensa al completamento di tutti i lotti della SS 131, ai lavori della Sassari Olbia, ai progetti che riguardano il miglioramento dell’Orientale Sarda, agli investimenti della SS 195 e tanti altri piccoli lavori.

Si sono realizzate e si stanno completando opere importanti che vanno nella direzione di rendere un po’ più scorrevole e razionale un sistema viario particolarmente tortuoso, frammentario e dispersivo.

Mettere in evidenza questi aspetti non significa, però, essere convinti di aver raggiunto un livello accettabile di efficienza.

Non è così!

La mappa dell’accessibilità della Sardegna, comparata con le 20 regioni d’Italia, evidenzia che, ancora oggi, siamo al ventesimo posto per le strade comunali, per le strade provinciali, per la quantità di strade statali per le ferrovie dello stato e per i nodi di collegamento.

Chi ci analizza dice questo!

E per essere concreti, perché è il momento della concretezza, voglio fare alcuni esempi, così ci capiamo, voglio parlare di cose tangibili, che abbiamo toccato con mano, anche stamattina, mentre si veniva a Sarroch.

Vi rubo 5 minuti, ma è utile partire così!

Nella Provincia di Cagliari, nonostante gli investimenti, continueranno a rimanere la difficoltà nella SS 195, un tratto di strada fondamentale per il collegamento delle zone urbane e turistiche, con le zone industriali di Sarroch e Macchiareddu.

Stamattina siamo passati nel tratto di strada che va da Capoterra alla 4 corsie, direzione Porto Canale di Cagliari.

Ebbene, per quel tratto di strada, circa 4 km, non ci risulta siano previsti investimenti e temiamo che ci siano vincoli ambientali, non facilmente superabili.

Questo vuol dire che nonostante gli investimenti, quel tratto di strada sarà il prossimo collo di bottiglia del traffico, diretto alle zone industriali e le zone urbane e turistiche di Pula e dintorni.

Mi chiedo, è una cosa accettabile?

Siamo nella logica di realizzare l’ennesima opera incompiuta?

È possibile che non si riesca ad essere lungimiranti?

Aggiungo, che a fianco c’è un tratto di strada, che porta alle Saline Conti Vecchi, di fronte c’è il Porto Canale.

Anche questo è un esempio di quello che non può capitare in un paese normale.

A noi risulta che esiste un vecchio atto storico di cessione della strada, fatto dall’amministrazione della Conti Vecchi, al CACIP, con diritto di utilizzo.

Parrebbe, qua il condizionale è d’obbligo, che il CACIP, considerando i limiti strutturali e la pericolosità del percorso, abbia presentato un progetto di ampliamento e di messa in sicurezza, che però non sarebbe stato finanziato a causa dell’assenza di risorse e dei vincoli ambientali.

Altra bella storia!

Lo stesso CACIP, a causa di queste problematiche, avrebbe valutato l’opportunità della messa in discussione dell’atto di cessione, a suo favore, da parte dell’amministrazione della Conti Vecchi.

Ci sono seri problemi di sicurezza!

Siamo messi così!

A questo punto, parrebbe ci sia la possibilità, considerando il collegamento con il Porto Canale di Cagliari e la zona Industriale di Macchiareddu che sia l’autorità portuale a doversene occupare.

Come si vede, dobbiamo usare il condizionale e chiedo scusa se sono stato impreciso.

Insomma, tanta incertezza, un intreccio burocratico spaventoso, una situazione intollerabile, che va nella direzione di complicarci la vita.

Ne ho voluto parlare, perché dentro quei problemi c’è tutto, porto e mare, turismo e industria, agricoltura e commercio.

Ancora, come non parlare di altre cose concrete, della SS 554, del traffico, del collegamento con importanti attività dell’interland?

Della SS 125, del punto di immissione in quella strada, con attraversamento a raso, intasamenti, rallentamenti, penalizzazioni per il trasporto merci e per il turismo.

Mi viene in mente, il tratto di strada che è franato e che non è stato ancora ripristinato.

E allora, di fronte a queste cose, la domanda sorge spontanea, quante situazioni analoghe ci sono in giro per la Sardegna, pensando al sistema viario, al sistema portuale, al collegamento con gli aeroporti e con le zone industriali?

L’altra domanda è, questa condizione, nonostante gli investimenti, in prospettiva, incide sul differenziale di competitività, genera diseconomie sui costi di percorrenza, sui rischi per la sicurezza?

E considerando la strategicità del sistema portuale, in un isola come la Sardegna, possiamo permetterci di mantenere questa condizione generale?

Possiamo permetterci di mantenere i ritardi sulle infrastrutture a partire dal porto canale di Cagliari che per esempio non ha un collegamento strutturale con il sistema ferroviario regionale?

E a proposito di competitività, di produzione e di commercializzazione di prodotti, di porti e di mare, ricordo a me stesso che la Sardegna è un’isola che ha circa 1.667.000 abitanti.

Questo vuol dire avere un ristrettissimo mercato di sbocco, mercato interno di sbocco, e non avendo le materie prime, vuol dire spendere tante risorse per il rifornimento esterno, per il trasporto e la commercializzazione del prodotto finito, otre tirreno.

Bekaert e Remosa, vivono così!

Anche questa condizione ci porta a dire che in assenza di continuità territoriale per le merci il costo del trasporto incide enormemente e negativamente sul differenziale di competitività e penalizza chi produce e chi vende.

Altre 3 domande!

Questa difficoltà riguarda solo il settore industriale?

In questo contesto l’incremento delle produzioni, industriali o agricole, nella logica della commercializzazione esterna, sono possibili e risultano essere competitive, rispetto alla media del paese, considerando il mercato globale?

I flussi turistici sono condizionati negativamente dal costo dei trasporti?

Io credo che tutti siano penalizzati e che le difficoltà non siano solo per il settore industriale.

Se si guardano i dati sull’import e sull’export, al netto dei prodotti della raffinazione, ci si rende conto di come siamo fatti e delle difficoltà del settore primario e del settore terziari, oltre che del settore industriale.

Sempre a proposito di infrastrutture, quante volte, per la Sardegna, ci è stato detto, bisogna puntare sull’information comunication tecnology, sulle potenzialità della rete, che consente il superamento dell’ostacolo mare, che permette di superare l’isolamento, per questo vorrei dire, sulle comunicazioni e sulla telematica, che è vero che in Sardegna abbiamo Tiscali e SkyLogic Mediterraneo, un’importante infrastruttura realizzata nel 2010, da privati, ma è altrettanto vero che parecchio rimane da fare per la diffusione della Fibra Ottica nei comuni della Sardegna, si pensi alle zone interne ed alle stesse zone industriali, spesso non coperte.

Siamo fortemente in ritardo per la diffusione della banda larga fissa tradizionale e della banda larga di nuova generazione.

Insomma, siamo distanti anni luce dalla Corea del Nord e dal Giappone, che sono leader nel mondo, siamo distanti anni luce dai Paesi Bassi, I più progrediti d’Europa, per la diffusione veloce ed ultraveloce dei dati. Un graduatoria del 2014 attesta che l’Italia, nel suo complesso, è al 67esimo posto nel mondo.

È questa la cruda realtà di cui bisogna tenere conto.

Non c’è spazio per la fantasia.

Tutti questi fattori, impediscono lo sviluppo e generano ulteriore arretramento.

Dobbiamo avere la consapevolezza dei numeri ed essere in grado di fare una discussione complessiva, altrimenti non capiamo le ragioni delle nostre difficoltà.

E serve il salto di qualità complessivo!

Noi abbiamo detto come la pensiamo!

È da tempo che lo diciamo!

Noi siamo per mantenere anche in Sardegna un sistema economico integrato, primario, secondario e terziario.  

Nei paesi sviluppati i tre settori sono complementari.

Io sono profondamente convinto del fatto che  dobbiamo difendere l’industria sostenibile, e ci sono tanti esempi di industria sostenibile, quella che rischia di andare in difficoltà a causa delle infrastrutture e del differenziale di competitività.

È così, chi è lungimirante sa che anche aziende come la Bekaert e la Remosa, possono andare in difficoltà a causa del differenziale di competitività, sui trasporti e sul costo dell’energia.

È un processo negativo che si può innescare.

E poi, dobbiamo difendere la chimica in Sardegna, difenderla dalle incoerenze di Eni, che deve mantenere gli impegni e deve investire.

Quelli investimenti vanno nella direzione della produzione di prodotti ambientalmente sostenibili.

Quegli investimenti sono fondamentali, vanno fatti, e lo diciamo con forza!

Lo ripeto, dobbiamo difendere l’industria sostenibile, quella che produce ricchezza ed occupazione, dalle teorie da strapazzo, che vorrebbe tutti impegnati nel settore primario e nel settore terziario.

Certo che vogliamo lo sviluppo di questi settori, c’è spazio, perché si devono mettere in competizione tra loro se abbiamo un esercito di disoccupati?

Certo che dobbiamo sostenere altre idee innovative, che guardano al settore primario al settore terziario, lo studio, la ricerca per l’agricoltura del futuro.

Vedo, in sala, Angelo Dessì che sta investendo, che prova a diversificare in un settore che va sostenuto.

Angelo sa come la pensiamo, perché abbiamo un esercito di disoccupati, ci mancherebbe!

Si metta la gente a lavorare!

Si Faccia concretamente, senza teorie strumentali!

E guardate, approfitto della presenza del Porf. Giaime Cao, per parlare di un’altra cosa, sto pensando ad un’altra polemica, sulle servitù militari, che ci ha visto discutere appassionatamente, certo che noi vogliamo la contrazione delle attività militari a vantaggio di quelle civili.

Si leggano i documenti della Fiom e della Cgil, sulle vicende del Poligono del Salto di Quirra.

La contrattazione tra la Cgil e la Giunta!

Documenti seri e non propagandistici.

Quante volte abbiamo detto che sarebbe stato opportuno sviluppare le attività aerospaziali, in una logica di maggiore sostenibilità ambientale ed occupazionale, conoscendo le peculiarità di quel territorio e le caratteristiche del poligono, di Perdasdefogu.

Il problema è che siamo in ritardo, molte di quelle attività sono volate in Puglia e, purtroppo, credo che non sarà facile recuperarle.

Speriamo che mi sbagli!

Comunque, noi siamo disponibili a collaborare, perché sentiamo l’esigenza dello sviluppo del settore.

Ma lasciatemi ribadire, ancora una volta, che tutte queste cose sono possibili a partire dal tema del miglioramento infrastrutture,  della maggiore competitività, dell’appetibilità del territorio.

È sempre un problema di GAP.

Ed a proposito di GAP, come non parlare del costo dell’energia e del gas metano che non c’è.

Come non parlare della condizione delle centrali di Portovesme, Ottana e Fiume Santo, qual è il destino, la prospettiva occupazionale, il rapporto con le rinnovabili, quale modello di sviluppo pensiamo di attuare, perché l’energia è indispensabile ai processi produttivi.

Credo che non ci siano dubbi!

Sul Gas Metano, a regione Sardegna dico, bene il progetto  per  i  rigassificatori, la  dorsale sarda, ma  bisogna  accelerare, snellire la burocrazia, mettere i soldi,  partire con i lavori, pressare sul Governo Nazionale, perché abbiamo tanti problemi che sono rimasti la, problemi grandi come una casa, non risolti, con altre aziende che vanno, sistematicamente, in difficoltà.

A Regione Sardegna dico, su questi temi, noi siamo disposti alla mobilitazione comune, tutti insieme “PER COSTRUIRE”,  non per demonizzare, per lo sfogatoio collettivo, penso allo schema della vertenza entrate nel rapporto con il governo, tutti insieme a rivendicare.

E poi, siamo a Sarroch, con la presenza della raffineria, con la consapevolezza che anche questo contesto, in prospettiva, può andare in difficoltà. L’equilibrio attuale è un equilibrio precario, legato a dinamiche internazionali, il costo del petrolio, le cui dinamiche non dipendono da noi.

Sappiamo che quando il prezzo riprenderà a salire, ci saranno difficoltà, sappiamo che cos’è il margine di raffinazione, sappiamo quali sono i fattori che lo condizionano.

Alcuni anni fa, in questa sede si è discusso di Sarroch 2020, e mi sento di dire che tutti quei temi sono di grande attualità e bisogna riprendere a discutere.

Per questo servono gli investimenti pubblici e privati per le infrastrutture e per migliorare il processo produttivo.

E fatemi dire, che anche per questo, non si può tollerare la vergogna della diga di Monti Nieddu, una diga pensata nel lontano 1960, un appalto aggiudicato nel 1998, i lavori arenati nel 2001.

Quell’acqua serve all’agricoltura, all’industria ed al turismo.

Quanti di questi esempi negativi ci sono in Sardegna, esempi negativi che ci hanno messo in difficoltà, hanno messo in difficoltà l’industria e le costruzioni, con migliaia di dipendenti licenziati, senza ammortizzatori, senza lavoro e senza prospettiva.

Quante volte ci avranno detto, difendete l’indifendibile, sostenete l’industria decotta, l’Alcoa, la Keller.

È ancora chiaro l’eco di quelle accuse.

Bene, che cosa dovremo fare? Che cosa hanno fatto gli altri per rendere concreto il modello alternativo?

Abbiamo intere aree industriali ferme, Portovesme con tutta la filiera dell’alluminio, San Gavino, Ottana senza che il modello di produzione e di occupazione alternativo abbia prodotto un minimo di risultato accettabile.

Chi impedisce a chi ha le responsabilità di mettere le persone a lavorare? Si faccia! In altri settori? Bene!

Perchè se ci fosse il lavoro non ci sarebbe il problema Alcoa ed il problema Keller, la gente si sarebbe ricollocata, sarebbe fuggita dalla miseria degli ammortizzatori.

È così!

Ed essendo così noi difendiamo chi perde il lavoro, non per colpa sua, e rivendichiamo, per quelle persone, le risorse per accompagnare il processo, perché la gente non può essere abbandonata al suo destino.

Questa non è propaganda, credo che sia serietà.

Infine, per concludere, chi ci conosce sa che noi non siamo qualunquisti, che siamo dirigenti seri, selettivi nei ragionamenti.

Per questo diciamo alla Giunta, noi pensiamo che l’Istituzione Regione Sardegna, debba essere più risoluta nella difesa dell’industria isolana, più decisa nel rapporto con Eni, sul tema  chimica  verde, sugli investimenti, perché se neanche la chimica verde è ambientalmente sostenibile, cos’è sostenibile e che cosa rimane.

Fateci capire, qual è il modello alternativo?

Lo dico in modo costruttivo!

Vorremo che l’Istituzione Regione Sardegna, fosse molto attenta ai destini della Saipem di Arbatax, perché il cielo è grigio anche la, si annaspa, si lavora a ranghi ridotti, c’è il pericolo degli strumenti di ammortizzazione sociale.

Chiudo davvero, dicendo che, ho provato a fare lo sforzo della concretezza, con mente aperta, avendo la consapevolezza che bisogna mettersi in discussione.

Insomma, vale quanto detto in premessa, nessuna presunzione, aperti al confronto, ma determinati a riflettere il nostro punto di vista, in ogni circostanza, nel rapporto con i nostri interlocutori, e fermi sostenitori dell’esigenza dell’agire.

E credo che ciascuno debba fare la sua parte, me compreso!

Socrate diceva sempre, rivolgendosi ai suoi interlocutori, che poiché la civiltà greca tendeva alla pigrizia, c’era bisogno di uno che criticasse, che stimolasse e che pungolasse, onde evitare il declino definitivo di quell’esperienza.

Lui era l’uomo che pungolava!

Allo stesso modo io dico, a partire da oggi, che poiché anche noi tendiamo alla pigrizia, abbiamo bisogno di pungolarci a vicenda, mettere insieme le nostre idee, le nostre esperienze e provare a programmare un fututo migliore per i nostri figli.

La classe dirigente ragiona così e noi vorremo essere una parte di questa classe dirigente.

Questo è l’intento finale, questo è l’obbiettivo della giornata di oggi.

Discutere e poi agire!

Grazie