Whirlpool. Accordo varato. Hanno vinto i lavoratori

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Raggiunta l'ipotesi di accordo in Whirlpool

 

Dopo l'intesa, le assemblee e il voto favorevole di oltre l'82% dei lavoratori interessati, l'accordo Whirlpool è stato firmato a palazzo Chigi venerdì 24 luglio, da rappresentanti dell'azienda, dei sindacati e del governo, ed è così definitivamente varato.

 

 

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La Whirlpool, uno dei maggiori tra i gruppi manifatturieri italiani, il maggior produttore di elettrodomestici italiano ed europeo per capacità installata e per numero dei dipendenti, ha presentato un piano "per il nuovo assetto industriale" e di "ricerca e sviluppo" che prevede la chiusura di uno stabilimento al Sud - a Carinaro in provincia di Caserta; la chiusura di uno stabilimento al Nord - a None in provincia di Torino con il trasferimento della ricerca e sviluppo delle lavastoviglie in Polonia; la razionalizzazione e il concentramento delle produzioni di due stabilimenti di Fabriano - Melano e Albacina - in un'unico grande sito.

Sono più di 800 i dipendenti di Carinaro e circa 100 i dipendenti a None: per loro nel piano industriale di Whirlpool non c'è più la fabbrica.

Sono circa 800 i dipendenti dei due stabilimenti di Fabriano interessati dalla riorganizzazione delle produzioni e degli stabilimenti nell'area marchigiana.

Sono 600 i lavoratori nello stabilimento di Napoli e 500 i lavoratori nello stabilimento di Siena per i quali continua il ricorso al contratto di solidarietà.

Sono 570 i lavoratori dello stabilimento di Comunanza per i quali invece continua per 9/10 giorni al mese il ricorso alla cassa integrazione straordinaria.

A questi numeri - che rappresentano persone in carne e ossa - si aggiungono le incertezze che interessano gli impiegati. Whirlpool ha illustrato il piano industriale delle fabbriche e della ricerca e sviluppo, ma ha rinviata a giugno - fra due mesi - la discussione che interessa tutte le strutture direzionali: i lavoratori occupati nelle direzioni - generali e commerciali - e nelle "funzioni di supporto" dislocate nei centri di Comerio a Varese, di Milano e Fabriano sono più di 2000.

Tutti sanno, anche se in pochi sono disposti a riconoscerlo, che su questo piano industriale incombe la pesante eredità dell'accordo raggiunto con la Indesit a dicembre 2013; un accordo non condiviso dalla Fiom perché favoriva gli interessi della famiglia Merloni che voleva vendere a scapito degli interessi dei lavoratori, con la delocalizzazione della produzione di lavatrici dallo stabilimento in provincia di Caserta in Turchia e il trasferimento di produzioni dall'area di Fabriano a Carinaro.

Oggi la Whirlpool, dopo aver acquisito Indesit, si presenta con un piano che conferma gli esuberi creati con il piano di Indesit a cui, per effetto della razionalizzazione, si aggiungono nuovi esuberi: 150 nella ricerca e sviluppo e 250 nelle fabbriche a cui si aggiungeranno un numero a oggi non precisato di impiegati.

Un esito che la Fiom non condivide e che chiede di modificare nel confronto sindacale con la Whirlpool; un confronto che vá sostenuto con le iniziative di mobilitazione che si stanno giá svolgendo in tutti gli stabilimenti del gruppo e a cui va data continuità.

L'impegno a non licenziare nessuno fino al 31 dicembre 2018 era importante nell'accordo con Indesit; il mantenimento di questo impegno da parte di Whirlpool é importante per tutti i lavoratori e deve rappresentare un punto di solidità e di partenza nel confronto sindacale.

Il rientro di produzioni, fino a oggi realizzate fuori dall'Italia previsto dalla multinazionale, con dei volumi italiani di mezzo milione di pezzi - i congelatori dalla Cina per lo stabilimento di Siena, i piani cottura dalla Polonia per l'area di Fabriano, le lavasciuga dalla Turchia per lo stabilimento di Comunanza - sono un primo passo, importante ma non sufficiente a garantire un futuro ai lavoratori di Carinaro e di None e quindi si deve aprire un confronto su come garantire - con quali produzioni – un futuro produttivo per questi stabilimenti.

I 500 milioni d'investimento previsti dal piano nei prossimi quattro anni, e il rafforzamento della presenza industriale in Italia che ne consegue, sono importanti e decisivi per i territori interessati e per tutto il settore ma il confronto sindacale deve valutare e definire una risposta in termini di garanzia di occupazione e di lavoro per tutti i lavoratori della Whirlpool e per tutti i territori coinvolti.

La Whirlpool deve rivedere la propria scelta sulle chiusure degli stabilimenti e – con il confronto sindacale - garantire lavoro e occupazione a tutti i lavoratori e a tutte le aree territoriali interessate.

 

Michela Spera, Segretaria nazionale Fiom