Come «medici» dentro le fabbriche

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“Siamo noi a tenere in piedi una situazione complicata”, spiega il segretario nazionale Fiom Cgil Michele De Palma, riguardo l’emergenza coronavirus. Sciopero spontaneo a Pomigliano per chiedere il rispetto della giusta distanza sulla linea di montaggio

“I nostri delegati, come i medici, stanno tenendo in piedi una situazione davvero molto complicata”. Il paragone non sembri irriverente: nelle fabbriche, negli uffici, nei luoghi di lavoro, è in corso una battaglia quotidiana per assicurare ancora un futuro a questo Paese. A raccontarla è Michele De Palma, segretario nazionale della Fiom Cgil e responsabile del settore automotive: al centro della sua riflessione c’è la Fca, l’ex Fiat, un gruppo attualmente “in una condizione delicatissima, come del resto l’intero sistema industriale italiano”. Ma che presenta subito una novità: dall'inizio della diffusione del coronavirus in Fca “si stanno tenendo incontri unitari, ed era dal tempo della rottura sul contratto che ciò non succedeva. In questo stato di emergenza il coinvolgimento e il riconoscimento del ruolo dei delegati è un fatto di grande importanza, non solo per il sindacato ma più complessivamente per il nostro Paese”.

Rassegna Partiamo dal principio: qual è stata la prima complicazione da affrontare?

De Palma Nella fase iniziale si è registrato un problema nell'approvvigionamento della componentistica. C’era, in particolare, un’azienda del lodigiano (ndr. la Mta) che forniva pezzi per alcuni stabilimenti: il blocco di quell'impianto ha messo a rischio la produzione Fca, anche se in realtà non si è mai determinata la cessazione per mancanza di componenti. Il rischio è stato molto alto, ma è stato superato.

Rassegna In numerosi stabilimenti Fca è in vigore la cassa integrazione, dovuta al debole andamento del mercato e alla mancanza di volumi produttivi. Immaginiamo che l’emergenza abbia ulteriormente aggravato la situazione.

De Palma Il momento è molto difficile, per ora lo stiamo gestendo. L’azienda ha aperto a un confronto costante con tutte le organizzazioni sindacali, quindi anche con la Fiom. Da giorni, al mattino, si tengono incontri tra Rls, Rsa, delegati e direzione aziendale, allo scopo di individuare tutte le iniziative utili per applicare le disposizioni date dalle autorità sanitarie.

Rassegna Iniziative di che genere? Un esempio?

De Palma Ne scelgo uno fra i tanti: dove ci sono le linee di montaggio, è complicato adottare soluzioni che garantiscano almeno un metro di distanza tra le persone. Noi stiamo chiedendo che alle lavoratrici e ai lavoratori, nella disponibilità dei loro dispositivi di protezione individuale, siano date anche le mascherine. Un altro esempio? Accorgimenti speciali vanno accordati agli addetti della logistica: sono le persone adibite al ricevimento delle merci, quindi sono a diretto contatto dei camionisti che portano i componenti, e vanno ovviamente protetti.

Rassegna C’è un criterio generale, valido per tutti gli impianti, che portate al confronto con Fca?

De Palma La nostra proposta, idonea per tutti gli stabilimenti dell’ex Fiat, è quella di fermate della produzione per procedere a una riorganizzazione e ad abbassare i livelli di produzione, assicurare la distanza di sicurezza tra i lavoratori e fornire a tutti i dispositivi di protezione individuale. Del resto, una parte della nostra preoccupazione è propria quella di garantire la salute e la sicurezza delle persone.

Rassegna E l’altra parte qual è?

De Palma Le prospettive dell’andamento del mercato dell’auto. In questo momento è fermo, un blocco che si aggiunge alla fortissima riduzione che già da tempo registravamo in Europa, e particolarmente da noi. Se pensiamo che una quota importante del mercato di Fca è in Italia, e che l’Italia è il Paese europeo con i maggiori effetti negativi provocati dalla diffusione del coronavirus, è del tutto evidente che questi elementi peseranno in maniera drammatica sulla capacità produttiva degli stabilimenti.

Rassegna Ma torniamo ai lavoratori: com'è il clima nelle fabbriche?

De Palma Molto teso, c’è grandissima preoccupazione. Oggi pomeriggio (martedì 10 marzo) spontaneamente nello stabilimento di Pomigliano i lavoratori hanno incrociato le braccia per chiedere che fossero rispettate le giuste distanze sulla linea di montaggio. È in corso un confronto con l’azienda in cui i nostri delegati, come nel resto d’Italia, stanno tenendo un equilibrio straordinario tra diritto al lavoro e diritto alla salute e alla sicurezza. Ma conciliarli, in questo momento, è davvero difficile. Va anche detto che ai lavoratori il governo dovrebbe dare delle garanzie che, invece, oggi ancora non dà: non ci sono gli ammortizzatori sociali in maniera speciale per tutte le aziende, manca un decalogo di interventi precisi, da parte del ministero della Salute, che obblighi le imprese a rispettare determinate misure. Tanto, nel confronto con l’azienda, è dunque lasciato all'intelligenza e alla capacità dei nostri delegati. C’è un ultimo punto su cui le istituzioni non stanno intervenendo: la questione dei trasporti.

Rassegna Questione trasporti? Ovverosia?

De Palma Se bisogna mantenere un metro di distanza, è evidente che occorre aumentare i mezzi di locomozione pubblici, come gli autobus. È necessario poi scaglionare gli arrivi dentro le aziende, oppure intervallare – e questo in Fca si sta realizzando – l’accesso alle mense e agli spogliatoi. Le istituzioni non si stanno facendo carico del trasporto dei lavoratori: prima il car pooling era molto diffuso, ora tutti vanno con la propria auto. Insomma, non bastano gli hashtag per risolvere i problemi concreti dei lavoratori.

Rassegna Capitolo smart working. Come sta procedendo in Fca?

De Palma Si sta implementando laddove è possibile, ma inizia a essere un elemento di pressione per tutti coloro che sono già due settimane che lavorano da casa, e a casa passeranno ancora parecchio tempo. Anche su questo versante registriamo tensioni: stare in un contesto familiare a lavorare, tutto il giorno e tutti i giorni, non è affatto facile da reggere. Affiorano problemi di organizzazione del lavoro e di nervosismo tra le persone, a fronte però, ovviamente, dell’abbattimento dell’esposizione al rischio di contagio.

Rassegna In conclusione: da questa vicenda il Paese potrà uscirne meglio?

De Palma Non lo so, mi sembra tutto molto complicato. I segni sulle persone e sul sistema produttivo del Paese già ci sono, e non sappiamo cosa succederà nei prossimi tempi. Con quest’emergenza sono emerse tutte le debolezze del lasciar fare al mercato in termini di beni e servizi, lasciar fare alle multinazionali, al mondo finanziario. Sarebbe stato opportuno rallentare molto prima la produzione, molto prima potenziare il livello sanitario e i presìdi per i lavoratori. Dobbiamo cambiare il modo in cui abbiamo lavorato in questi anni, l’organizzazione del lavoro, e cambiare i prodotti che abbiamo realizzato: questa è la sfida che ci attende.

 

Fonte: www.rassegna.it

 

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