Irisbus, il dopo Fiat è una salita che non finisce mai

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15 09 15-irisbus

 

Se, il reddito di chi viene pagato per risolvere i problemi che attanagliano questo paese, fosse legato alla produttività, sarebbe a costo zero, per lo Stato. Dopo che la Fiat ci ha scaricato e dopo tre anni di lotta per impedire lo smantellamento della produzione di autobus, in Italia, noi – lavoratrici e lavoratori ex Irisbus di valle Ufita, Avellino - siamo ancora qui a incalzare la politica affinchè risolva, in tempi brevi, questa vertenza.

Nel dicembre 2014 è stato firmato un accordo tra le parti per la costituzione di una nuova società per dar vita al polo unico del trasporto pubblico locale, cosi Bredamenarinibus e Irisbus, diventano Industria Italiana Autobus S.p.A. A Ssettembre 2015 siamo ancora in attesa del finanziamento chiesto a Invitalia di 31 milioni di euro per la reindustrializzazione dello stabilimento di Flumeri.

Intanto le cose che continuano ad accadere sono sconcertanti, vengono bandite gare pubbliche per l’acquisto di nuovi mezzi, che impediscono, a I.I.A. S.p.A, di poter partecipare, vedi gara Atac di Roma: 700 mezzi nuovi con modalità di leasing per dieci anni, l’azienda che partecipa al bando di gara, deve aver realizzato, nei tre anni precedenti, gare della stessa tipologia… quindi, una società appena nata, viene esclusa a prescindere. Roma, come le tante città italiane, ha carenza di mezzi, e in attesa del Giubileo potrebbe prendere in prestito autobus dalle città del nord per far fronte alle migliaia di pellegrini che arriveranno nella capitale... Uno spreco di milioni di euro.

Ad agosto, mentre tutti erano in vacanza, Invitalia chiede all’Ad di I.I.A di integrare il piano industriale, quindi altri ritardi nel valutarne l’esito, e la ANM di Napoli, assegna una gara di 60 autobus nuovi (a cui I.I.A. aveva partecipato) alla Otokar azienda turca, che pur avendo 11 punti di svantaggio, sulla parte tecnica, si aggiudica la gara con il massimo ribasso di 38 mila euro in meno per ogni bus, cose impossibili da realizzare in questo paese, dove costi di carburanti, energia, fisco, burocrazia etc.etc. impediscono la competitività e, se si lascia prevalere, la logica del massimo ribasso a scapito della qualità e della parte tecnica, vinceranno sempre i turchi o quelle aziende che producono i mezzi nei paesi dove costa meno manodopera e materiali, e la sicurezza, per i cittadini che viaggiano su quegli autobus, non è garantita.

Se, I.I.A., non avrà il sostegno del governo, gli autobus anche se eccellenti, avranno sempre un costo non competitivo. Un’azienda che dovrà avere un prestito di 31 milioni di euro, di cui dovrà restituirne 26, senza avere nessuna garanzia sulla vendita dei mezzi che dovrà produrre, quelle stesse garanzie che questo governo ha dato, prima ancora di iniziare la lunga trattativa; quelle stesse garanzie che Francia, Spagna e Germania danno alle aziende che producono in loco, creando numerosi posti di lavoro, nonostante debbano anche loro rispettare le norme europee. Senza una revisione delle gare pubbliche e senza l’utilizzo dei fondi europei per il rinnovo del parco autobus, non si va da nessuna parte e di sicuro, senza quelle promesse che il governo ha fatto, all’Ad Del Rosso, la storia non sarebbe neanche cominciata, ed è con queste prospettive che potrebbe finire.

Il governo ha concesso seicento milioni di euro alla FCA (tramite la Banca Europea per gli investimenti) che ha chiuso tre stabilimenti in Italia; lo stesso governo impedisce la ripartenza di un polo dell’autobus italiano, che ha fortemente voluto e che sponsorizza come vertenze concluse, mente spudoratamente e continua a favorire chi ha lasciato per strada migliaia di lavoratori e lavoratrici.