Giovedì, 28 Marzo 2024

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Abbiamo bisogno di coalizione sociale

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In questi giorni è partito il progetto di “coalizione sociale”, di cui la Fiom insieme a gran parte dell’associazionismo del nostro Paese è parte attiva.

L’obbiettivo dell’iniziativa è quello di riuscire a mettere insieme tutte quelle realtà che quotidianamente portano avanti, nei propri campi di appartenenza, battaglie che sono di interesse generale, mettendo al centro della propria azione valori come la solidarietà.

Creare una rete che possa intervenire per garantire a chi oggi è vittima della crisi tutto ciò di cui ha bisogno. Riscoprire il volontariato l'impegno sociale e la pratica del mutuo soccorso, che può dare le risposte, anche materiali, a chi oggi si sente abbandonato.

Ma per capire bene cosa ci spinge, come delegati della Cgil, ad accettare questa nuova sfida tanto ardua bisogna analizzare anche dal nostro punto di vista, quello sindacale, cosa accade nei luoghi di lavoro oggi.

Il sindacato, sopratutto la Cgil, ha bisogno di fare una profonda riflessione e capire bene cosa porta oggi migliaia di lavoratori, sopratutto precari, a pensare di poterne fare a meno.

Troppo spesso nel compiere la nostra azione di delegati ci troviamo inermi di fronte a situazioni che nulla hanno a che vedere con i valori fondanti presenti nella nostra costituzione.

Ogni giorno le lavoratrici e i lavoratori con la scusa della crisi vengono calpestati dalle logiche del mercato.

Aziende che chiudono lasciando migliaia di lavoratori in mezzo ad una strada, licenziamenti mirati che colpiscono militanti sindacali o persone con gravi disabilità, salari sempre più bassi, un forte peggioramento delle condizioni di lavoro e forme di lavoro sempre più precario hanno innescato un pericoloso meccanismo.

I lavoratori oggi si sentono soli, la forte paura di perdere il lavoro li mette in competizione fra loro e li spinge a pensare che l’unico modo per potersi salvare è contrattare ogni aspetto della propria vita lavorativa direttamente con i datori di lavoro scavalcando i corpi intermedi e di conseguenza rendendo sempre più debole il sindacato che fa del senso della collettività il proprio elemento fondante.

Poter fare sindacato in queste condizioni diventa quasi impossibile.

Le grandi lotte del secolo scorso che hanno portato a conquiste come lo Statuto dei diritti dei lavoratori ci dicono l’esatto opposto: i lavoratori sono più forti se sono uniti e lottano tutti insieme per migliorare le proprie condizioni.

La Cgil se è stata ed è la grande organizzazione che noi tutti conosciamo è proprio perché da sempre ha fatto dell’aggregazione dei singoli, dentro e fuori dai luoghi di lavoro, il punto centrale di ogni azione.

Noi non possiamo permettere che qualcuno, oggi, ne metta in discussione l’esistenza.

Ma per riuscire a fare ciò abbiamo bisogno di riscoprire i vecchi valori e ritornare a quando il sindacato si impegnava nelle grandi lotte che attraversavano tutto il Paese - che all’apparenza potevano non avere niente a che fare con il mondo del lavoro - ritrovando quell’unita con chi, come noi, fa dell’impegno e del sacrificio lo strumento per cambiare le cose.

Dobbiamo convincere chi cerchiamo di rappresentare che un altra strada esiste e che non è vero che sono soli.

Dobbiamo mostrargli che sia fuori che dentro i luoghi di lavoro c’è chi lotta per un lavoro ed un salario dignitoso, che c’è chi pensa che la sanità e la scuola debbano essere pubbliche, che c’è chi lotta per difendere i nostri territori e chi ogni giorno lotta contro le mafie e contro la corruzione.

Dobbiamo creare consenso, diffondere e coltivare una cultura dei diritti, una visione nuova del lavoro, della cittadinanza, del walfare e della società.

Dobbiamo ridefinire un sentire comune fra le lavoratrici e i lavoratori per tornare ad impegnarci su temi di carattere generale che investano i principi stessi della società e da lì ripartire su un rapporto di forza meglio definito e su posizioni più alte.

In questo noi, come delegati, possiamo giocare un ruolo fondamentale grazie al rapporto quotidiano e diretto con le lavoratrici e i lavoratori.

I vari governi che negli ultimi anni si sono succeduti hanno deciso di scaricare sulle spalle dei lavoratori tutto il peso della crisi economica.

Riforme, come quella sulle pensioni dell’ex ministro Fornero fino al più recente Jobs act, non solo non creano o creeranno posti di lavoro ma contribuiscono invece a rendere sempre più precario e usurante quel poco lavoro che c’è.

Il Governo Renzi decidendo di applicare alla lettera quanto chiesto da questa Europa della finanza e dalle organizzazioni padronali ha mostrato da che parte ha scelto di stare; gli attacchi portati al sindacato confederale rientrano a pieno in quella logica.

Oggi abbiamo bisogno di difenderci e per farlo abbiamo bisogno dell’impegno di tutti, perché molto probabilmente non ci saranno altre occasioni per farlo.

Per sopravvivere esistono sempre due strade: o ti adegui o lotti.

Adeguarsi significa accettare di vivere in un Paese dove i lavoratori saranno sempre precari e dove il sindacato non potrà più fare niente per migliorarne la condizione.

Oppure decidi di lottare: le piazze come quella del 25 ottobre e del 12 dicembre ci hanno chiaramente indicato la strada.

In quelle piazze e nel percorso di preparazione che ha portato ad esse, dove erano presenti precari disoccupati, movimenti, comitati e semplici cittadini, si può dire che si è avviato il progetto della coalizione sociale ora sta a noi farcene carico e con il nostro consueto impegno e la nostra grande passione portarlo avanti.

Ogni battaglia sociale che oggi si combatte in Italia deve diventare una nostra battaglia.

Essere nelle piazze in difesa della scuola pubblica perché consapevoli che quello è un bene che

ci appartiene e quindi va difeso.

Essere al fianco di chi coraggiosamente nei territori più difficili combatte contro le mafie e la corruzione perché quello è un cancro che uccide anche il futuro dei nostri figli.

Lottare per una sanità pubblica che oggi è sempre più vittima di tagli e mala gestione e che noi chiediamo che deve tornare ad essere gratuita è sopratutto di qualità.

Lottare per la difesa dei nostri territori e dei beni comuni.

Portare avanti insieme a tante realtà già presenti una battaglia comune sul reddito minimo

E allo stesso modo coinvolgere tutte queste realtà nelle nostre battaglie.

Bisogna coinvolgere tutti nella lotta per la conquista di un nuovo Statuto dei diritti dei lavoratori che dia vere tutele anche a chi fino ad oggi non ne ha avute.

La riconquista del contratto nazionale non è un problema di pochi. Esso ha rappresentato sempre un punto di riferimento di carattere nazionale che rendeva uguali tutti i lavoratori del Paese, ed oggi senza di esso rischiamo una competizione fra i territori aziende e singoli lavoratori.

Queste battaglie devono necessariamente interessare tutti, perché tutti, studenti o semplici cittadini sono o saranno lavoratori e il futuro che gli si prospetta è fatto di diritti negati e precarietà.

Sabato 28 marzo può e deve essere un primo appuntamento: Unions, la manifestazione della Fiom mette al centro i temi del lavoro i diritti la democrazia la giustizia sociale la legalità il reddito e l’Europa.

Invitiamo tutti, delegati di ogni categoria della Cgil, lavoratrici e lavoratori, a partecipare alla manifestazione della Fiom e ad aprire, nei territori e nei luoghi di lavoro, una discussione sul tema della coalizione sociale che porti a iniziative di carattere generale.

La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

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