Contratto metalmeccanici, anche in Trentino scoppia la protesta nelle fabbriche

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Mercoledì scorso, a Roma, Confindustria (per la precisione Federmeccanica e Assistal, vale a dire le rappresentanze dei datori di lavoro delle Industrie Metalmeccaniche e delle aziende di impiantistica) ha interrotto le trattative per il rinnovo del Contratto Nazionale delle tute blu, scaduto ormai da quasi un anno.

La rottura è avvenuta sul salario. Dopo 5 anni senza pressoché nessun aumento, i sindacati dei metalmeccanici hanno avanzato richieste di incrementi tangibili, ottenendo in tutta risposta una totale chiusura dalle controparti aziendali.

Contribuisce indubbiamente ad arroventare il clima anche lo stallo delle contrattazioni aziendali, quando non un loro arretramento, come nel caso della Sicor che addirittura mette in discussione lo stesso Contratto Nazionale.

Già nella giornata di giovedì in centinaia di fabbriche delle Regioni più industrializzate, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto, le tute blu hanno incrociato le braccia con scioperi spontanei proclamati dalle RSU.

A livello nazionale Fiom, Fim e Uilm hanno proclamato per il comparto metalmeccanici industria il blocco dello straordinario e della flessibilità e le prime 6 ore di sciopero, 2 da gestire a livello aziendale e 4 da tenersi il 5 di novembre.

In Trentino, in contemporanea, si teneva l’assemblea provinciale dei delegati di Cgil, Cisl e Uil ed è stata l’occasione, per i rappresentanti dei lavoratori metalmeccanici, di confrontarsi tra di loro sul da farsi.

Venerdì sono partiti i primi scioperi, in aziende grandi e piccole del Trentino, in altre si stanno preparando mobilitazioni per l’inizio della prossima settimana.

Sono usciti dai cancelli bloccando di fatto la produzione i lavoratori degli stabilimenti Dana di Arco e Rovereto, della Metalsistem, della MCS, della Cariboni. Alta adesione allo sciopero anche alla Meccanica del Sarca e alla Mariani.

Sono state alte le adesioni, nonostante non vi sia stato il tempo materiale per fare le assemblee.

Nei volantini affissi nelle bacheche sindacali per proclamare gli scioperi si leggeva “Non vogliono darci aumenti né a Roma né in fabbrica, e rompendo le trattative Federmeccanica sta minacciando persino di lasciarci senza Contratto Nazionale. Scioperiamo!”.

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