Aerospazio: programmi istituzionali e problematiche del settore

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A partire dagli anni ’60 del secolo scorso l’Europa si è ritagliata un ruolo di primo piano nel settore spaziale. In questo settore l’Italia ha avuto un ruolo pionieristico, essendo stata il terzo Paese dopo URSS e USA a lanciare un satellite nello spazio. Tuttora, nonostante l’assenza di politiche spaziali di lungo respiro, il nostro Paese è tra i pochi al mondo a detenere la tecnologia che permette lo sviluppo completo di un sistema spaziale.

L’Europa è riuscita a creare un’indipendenza industriale e strategica nel settore spaziale, al pari delle grandi potenze (USA/Russia):

Ma mentre nei principali Paesi europei si registra una ripresa degli investimenti, dopo l’impatto della crisi, in Italia assistiamo a un lento e progressivo degrado del settore spaziale.

Come FIOM sentiamo il dovere di intervenire, riteniamo essenziale che il livello di investimenti nel settore spaziale in Italia ritorni ad essere tale da garantire, oltre che la partecipazione ai programmi spaziali europei, anche la definizione di una politica spaziale nazionale a lungo termine. E’ necessario che venga discusso e definito il ruolo delle istituzioni preposte allo sviluppo del settore spaziale nazionale e di come questo si debba integrare nel più ampio ambito internazionale. In primis, il ruolo e il posizionamento dell’Agenzia Spaziale Italiana deve essere rimodulato in funzione di un rafforzamento dell’Italia nello spazio.

Pensiamo a un ruolo dell’ASI che supplisca alle scarse capacità di coordinamento tra esigenze strategiche del paese (definite a livello del governo/parlamento) e risposte tecnologiche industriali che siano in grado di realizzare le strategie spaziali che il Paese si pone.

Per questo chiediamo:

- Il superamento di logiche che rispondono alle esigenze politiche del momento e di attuare una politica spaziale nei soli interessi generali del paese;

La recente vicenda legata al programma COSMO Skymed evidenzia la scarsa capacità italiana di fare sistema e di rendere operative scelte strategiche per il Paese. A luglio si è evitata, grazie soprattutto alla reazione dei lavoratori e del sindacato, la Cassa Integrazione Ordinaria per 350 dipendenti di Thales Alenia Space, motivata dal mancato finanziamento della fase C3 del programma COSMO Skymed Seconda Generazione (il rischio concreto è che la vicenda si ripeta ad ogni scadenza di finanziamento se non opportunamente risolta).

Non possiamo pensare di fare Spazio in Italia se non si danno certezze in termini di finanziamento a medio e lungo termine. È necessario che l’industria non si trovi nella necessità di inseguire costantemente finanziamenti riconosciuti a tranches. Questo sistema, oltre ad essere anti-economico, pregiudica la continuità tecnica che permette lo sviluppo di tecnologie avanzate in ambito spaziale.

 

In questo contesto è fondamentale che venga mantenuto un rapporto fiduciario tra forza lavoro altamente specializzata e impresa al fine di non correre il rischio di una “fuga di cervelli” verso nazioni dove questo rapporto viene mantenuto e incentivato.

 

ASPETTI CHE IMPATTANO I PROGRAMMI COMMERCIALI

L’esperienza quest’ultimo decennio nelle fusioni in grandi Gruppi mondiali, fatta con l’intenzione di portare l’industria spaziale nazionale tra i competitors mondiali di maggior rilievo, ha in realtà prodotto un serio indebolimento della stessa.

Affinché il settore spaziale italiano ritorni ad essere competitivo a livello mondiale è necessario promuovere i prodotti spaziali italiani nel mondo. Questa è una condizione necessaria, ancorché non sufficiente, in quanto la competitività si gioca anche in termini di egemonia tecnologica di alcuni prodotti (ottenibile come sopra detto, attraverso la certezza dei finanziamenti nel settore istituzionale) e dell’economicità interna alle varie imprese del settore. Pertanto il discorso sulla competitività del settore spaziale in Italia non può prescindere da un coordinamento tra le istituzioni preposte alla definizione delle strategie spaziali nazionale e le industrie che rendono perseguibili in termini tecnologici tali strategie.

In questi ultimi otto anni, c’è stata una progressiva perdita di competitività dovuta da un lato al continuo calo qualitativo dei prodotti e dall’altro, dall’incremento dei costi, attribuibili fondamentalmente alla carente organizzazione e gestione delle attività. Negli ultimi mesi stiamo inoltre assistendo anche a una pericolosa perdita d’immagine, che può compromettere seriamente il settore spazio italiano.

In questo scenario di forte declino, si rischia una fuga di competenze nazionali verso aziende concorrenti estere a causa anche di una chiara volontà del partner dell’alleanza di prendere le distanze da una realtà problematica dal punto di vista industriale e priva di risorse finanziarie costanti e adeguate, utili al sostentamento del comparto.

Per poter rilanciare l’industria dello spazio nazionale, riteniamo opportuno agire razionalizzando e creando sinergie tra le varie competenze già presenti nei vari territori nazionali in cui già esistono siti produttivi del settore, è di primaria importanza investire sull’innovazione dei prodotti e consolidare le competenze ivi esistenti creando una rete produttiva integrata capace di rendere i  variegati prodotti che l’industria nazionale del settore è in grado di offrire, interessanti ed appetibili per il mercato internazionale di riferimento.

È necessario collegare le attività e le reti produttive dei vari distretti industriali già esistenti e operanti nei territori regionali, al fine di condividere e mettere in comune sia le esperienze che le opportunità che possono verificarsi nei singoli territori. Nello stesso tempo vanno incrementati e sviluppati sempre di più i rapporti e i collegamenti progettuali tra università, centri di ricerca e gli stessi distretti. Solo così è possibile, in un momento di scarse risorse, garantire che si passi dalle idee ai prodotti innovativi e competitivi sul mercato, in tempi utili.

A livello di Space Alliance, nella consapevolezza che la governance non si gioca solo sui tavoli industriali, il Governo deve riequilibrare il peso delle attività italiane.

L’Italia oggi possiede tutta la filiera industriale dalla costruzione del satellite, al vettore per la messa in orbita, ai servizi (gestione e controllo, attività), è necessario per questo rivendicare la possibilità di accedere direttamente al mercato commerciale, salvaguardando gli interessi nazionali senza, nello stesso tempo, tralasciare le prerogative della JV spaziale Franco – Italiana.

 

Fiom nazionale

 

Roma, 3 novembre 2014