Stellantis. Cresce il fatturato ma aumenta la cassa integrazione. Governo non può più stare a guardare

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“Stellantis ha registrato nel primo trimestre 2021 un “solido fatturato”, con un’ulteriore distribuzione straordinaria per gli azionisti, mentre per le lavoratrici e i lavoratori dei siti in Italia c’è stato l’aumento della cassa integrazione. È evidente però che i risultati del primo trimestre se paragonati al 2019, vedono un settore in profonda crisi. Dalla ricerca e sviluppo, all'assemblaggio e alla componentistica le lavoratrici e i lavoratori stanno subendo il ricorso agli ammortizzatori sociali su cui chiediamo l’integrazione del salario.

Il risultato positivo in Europa infatti è trainato principalmente dal lancio dei nuovi modelli Peugeot 208 e 2008, Citroën C4 e Opel Mokka mentre per gli impianti italiani aumenta l’incertezza. Per Maserati il risultato positivo sui ricavi +71% e delle consegne +74%, principalmente nel mercato cinese, coincide con un mese di cassa integrazione a zero ore per le lavoratrici e i lavoratori dello stabilimento AGAP di Grugliasco.

Gli stabilimenti italiani sono al minimo, ma soprattutto il piano in corso vede un ritardo sul lancio dei nuovi modelli mentre è cessata la produzione di modelli come Punto e Giulietta che garantivano volumi rilevanti. Solo la SEVEL registra un aumento dei volumi ma con una forte preoccupazione sulle prospettive future di allocazione del veicolo elettrico. Ad aggravare la situazione c’è la crisi di approvvigionamento dei semiconduttori che impatterà maggiormente nel prossimo trimestre.

La chiusura del piano industriale presentato da FCA nel 2018 non ha portato i risultati più volte annunciati in merito alla piena occupazione a partire dai bassi volumi della 500 Bev a Mirafiori e inoltre c’è un forte ritardo nella partenza produttiva dei modelli annunciati come il Tonale e il Grecale. È necessaria una forte spinta verso l’elettrificazione con l’impegno dell’azienda, a partire dalla produzione di batterie nel sito di Mirafiori, a garantire gli investimenti necessari a recuperare il ritardo sui nuovi modelli che garantiscono volumi produttivi. Inoltre la transizione verso l’elettrificazione degli stabilimenti dove vengono prodotti motori e cambi non è ancora oggetto di confronto.

Il confronto con i vertici europei dell’azienda, che continuerà entro la fine del mese di maggio, dovrà fare chiarezza sugli impatti dei cambiamenti in atto negli stabilimenti, a partire dal sito di Melfi, e avviare la discussione sul piano industriale e occupazionale iniziando dalle scelte sul futuro della capacità di ricerca e sviluppo e produttiva. Il Mise e il Ministero del Lavoro aprano il confronto e avviino un tavolo di politica industriale che affronti la fase di crisi e la transizione tecnologica, a rischio è la tenuta della capacità di innovazione e produttiva e la tenuta occupazionale di un settore strategico e trainante dell’economia del nostro Paese”.

Lo dichiarano in una nota congiunta Michele De Palma, segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile automotive e Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil

Ufficio stampa Fiom-Cgil

Roma, 5 maggio 2021

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