Indotto Fca Melfi: il danno oltre la beffa

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Il 6 marzo scorso il Consorzio Acm - che raccoglie le aziende fornitrici di Sata Fca - e le altre organizzazioni sindacali hanno sottoscritto l’accordo con il quale sono state stabilite le condizioni per effettuare, in tutte le aziende del Consorzio, la turnazione a ciclo continuo.

La Fiom ha giudicato negativamente i termini di quell’accordo, perché consegna alle aziende la gestione dei turni in modo unilaterale, determinando la totale sottomissione dei tempi di vita di chi lavora a quelli della produzione ed aggravando le condizioni di lavoro senza prevedere adeguati riposi compensativi, anche in forma di riduzione dell’orario a parità di salario, come avviene in tante fabbriche a fronte di un maggiore utilizzo degli impianti.

Ci è stato spiegato che il peggioramento delle condizioni di lavoro sarebbe stato compensato da un aumento dell’occupazione stabile e da un incremento dei salari, per effetto di indennità aggiuntive pari a 20, 25 e 40 euro lordi, legate all’effettiva prestazione del 18°, 19° e 20° turno.

Come si sa, l’occupazione stabile è tutta da realizzare, persistendo una condizione di precarietà e di incertezza per quasi tutti i giovani assunti con contratto di somministrazione, a cui si impedisce anche di discutere, in regolari assemblee, della loro situazione.

E sul piano dei salari, come siamo messi?

Proviamo a fare due conti, prendendo ad esempio un’azienda, la Lear, che adotta i 20 turni con quattro squadre e che ha seguito le fermate di Fca.

Nel periodo che va dal 4 aprile al 22 novembre, i turni dal 18° al 20° non effettuati sono stati 35, così suddivisi: squadra A, 9; squadra B, 8; squadra C, 12; squadra D, 6.

Nel caso della squadra B, che nel periodo in questione non ha effettuato il 20° turno quattro volte, il 19° tre volte e il 18° una volta, le mancate indennità aggiuntive attese sono pari a 255 euro, a cui sommare le mancate maggiorazioni pari a 354 euro.

Quindi, rispetto alle attese salariali, in meno di otto mesi, mancano all’appello in questo caso 599 euro.

Le chiusure sono state coperte, ai sensi dell’accordo, dai Par. Ricordiamo che i Par sono un istituto contrattuale composto da festività soppresse e da riduzioni d’orario. Sono 13 di otto ore, per un totale di 104 annuali, di cui sette fruibili collettivamente e sei in forma individuale. Sarebbe stato opportuno prevedere una clausola migliorativa per mettere in protezione il diritto contrattuale dei singoli lavoratori, al fine di evitare di rimanere senza coperture e di dover correre il rischio di far ricorso, per taluni, al Pnr per coprire la chiusura collettiva di Natale e Capodanno.

Inoltre, l’utilizzo dei Par così concepito, affidato anche questo preventivamente alla gestione unilaterale delle aziende (così come il complesso dell’orario di lavoro), senza un necessario approfondito confronto sindacale sulla loro fruizione, rischia di pregiudicare l’equilibrio che in sede di definizione del contratto fu trovato tra esigenze delle imprese ed esigenze dei lavoratori.

Gli accordi Acm vanno cambiati. Bisogna ridiscuterne aspetti essenziali, a partire dal salario, e occorre farlo coinvolgendo democraticamente i lavoratori interessati.

 

Fiom-Cgil Basilicata

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