Ripartiamo da Di Vittorio e dal lavoro

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Michele De Palma, appena eletto segretario della Fiom nazionale, festeggia il Primo Maggio in Puglia: a Cerignola, per rendere omaggio a Giuseppe Di Vittorio, il leader che si battè per l’unità sindacale e per il riscatto dei “cafoni” meridionali; e quindi a Terlizzi, la sua città. Come mai questa scelta?

“A Cerignola c’è il cuore: la storia della Cgil unitaria nasce nel 1945 e, dopo la fase drammatica del ventennio fascista e della guerra, si sviluppa mettendo insieme culture diverse con al centro lavoratrici e lavoratori. Parlare a Terlizzi (dove ci saranno anche Cisl e Uil), a via Paù, zona che sempre abbiamo considerato la nostra Stalingrado, dove non tramonta il ricordo di Marietta "delle pezze vecchie", combattente storica, è stato un regalo del segretario della Cgil pugliese, Pino Gesmundo. E tanto più da segretario della Fiom spiegherò che mi batterò per la pace, cioè per la fine della guerra che impatta anche sui salari, per il lavoro, a partire dai precari e per la democrazia, per la partecipazione dei lavoratori alle decisioni aziendali. E quindi per la sicurezza. Giovedì è stata la giornata internazionale della salute e della sicurezza: è inaccettabile che nel nostro Paese si contino 3 morti al giorno sul lavoro, infortuni e malattie professionali nonostante le tecnologie più avanzate. Al centro va messa la vita delle persone promuovendo la cultura della sicurezza e la prevenzione a cominciare dalle scuole professionali, dagli istituti agrari, dai tecnici e dai licei per far conoscere ai ragazzi".

Sicurezza e salute: il pensiero vola alla ex Ilva. Il tema è esploso giusto dieci anni fa, quando la città di Taranto e i sindacati ponevano al centro solo il tema del lavoro e oggi ci si ritrova con i vecchi problemi irrisolti. Cosa dice la Fiom?

“Negli anni 70 il mondo dei metalmeccanici si incontrò con quello delle Università per ragionare della medicina del lavoro; ma la politica e le imprese allora non investirono. La ex Ilva, tra proprietà pubblica e privata, ha garantito solo la rendita senza fare investimenti sulla cultura della salute, dell’ambientalizzazione, dell’innovazione dei processi produttivi, e nemmeno sul rapporto ambientale con la città. Inoltre dieci anni fa tutti erano consapevoli che l’Ilva garantiva l’economia della città, della Regione e di tutto il Paese che aveva bisogno dell’acciaio di Taranto. Noi continuiamo a pensare che sia assolutamente indispensabile e possibile perseguire l'obiettivo della piena occupazione con l'attenzione alla sostenibilità ambientale delle produzioni”.

Perché il 6 ci sarà lo sciopero dell’ex Ilva jonica?

“Avevamo auspicato che il ruolo pubblico cambiasse le relazioni industriali e facesse chiarezza sui tempi e i modi dell’ambientalizzazione e delle trasformazioni delle condizioni di lavoro. Invece il tempo scorre e non si vede all’orizzonte nemmeno un confronto strategico con azienda e governo”.

Il settore dell’automotive, che rappresenta il 6% del Pil italiano e che ha radici anche in Puglia, Campania e Basilicata, è in crisi, con i casi emblematici delle aziende baresi di Bosch e Marelli. Cosa proponete?

“Nel 1999 in Italia si producevano 1 milione e 700mila auto, nel 2019 si è scesi a 945mila e l’anno scorso ci si è fermati a 440mila, con 60 milioni di ore di cassa integrazione. Nei primi tre mesi di quest’anno siamo già a 12 milioni di ore di cig. Poiché un Paese che si dice industriale non può non fabbricare auto, per la prima volta i sindacati metalmeccanici e Federmeccanica hanno chiesto a Draghi di convocare una riunione straordinaria. Quanto a Bosch il confronto sul piano industriale deve continuare con il governo, per andare oltre il diesel. E anche per Marelli vogliamo chiarimenti a partire dagli investimenti e dalla tutela dell'occupazione”.

La guerra come impatta sul settore meccanico?

“Con il Covid è entrato in crisi in particolare il mercato dei semiconduttori. L’instabilità geopolitica ha peggiorato la situazione sul fronte dell’energia, dell'approvvigionamento delle materie prime e della componentistica”.

In Campania a tante criticità si è aggiunta quella di Leonardo a Giuliano: cosa ne pensa?

“I lavoratori stanno scioperando per contrattare una soluzione ai problemi diversa da quella prospettata di un accorpamento dal punto di vista organizzativo. E’ positivo il coinvolgimento delle istituzioni locali anche perché l’azienda, partecipata pubblica, ha un ruolo produttivo, ma anche sociale sul territorio e, dunque, è importante la riapertura del confronto e che Leonardo ascolti le richieste dei lavoratori”.

Il Pnrr può essere utilizzato per ammodernare il settore metalmeccanico?

“Il problema è che non c’è confronto, tanto meno sulla condizionalità dell’impatto occupazionale. Le risorse potrebbero servire per ricostruire le filiere produttive, come quella dell’Industria italiana autobus di Flumeri o quella dei semiconduttori che ha sedi produttive in Sicilia, Abruzzo e Lombardia”.

Il segretario del Pd Enrico Letta ha detto recentemente che il governo si sta spendendo per sostenere il lavoro: lei è d’accordo?

“Chiederò un incontro ai segretari di tutti i partiti per mettere al centro il lavoro e per porre 4 questioni: salari e potere d’acquisto; precarietà; salute e sicurezza; politiche industriali per la transizione ecologica”.

 

Intervista al segretario generale della Fiom, Michele De Palma, pubblicata sul Corriere del Mezzogiorno del 30 aprile 2022

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