“E alla fine della bella festa un panino di porchetta a testa”. La direzione della Sevel di Atessa (gruppo Fca) pensava di cavarsela così. Per festeggiare l'uscita del furgone numero 5 milioni era stata organizzata per giovedì 26 una festa in mensa: un panino di porchetta e una fetta di torta per ciascun operaio, magari anche una bella pacca sulla spalla da dirigenti e capi che qualche motivo di soddisfazione in più ce l'hanno visto che a loro i premi di produzione arrivano, dai 1.500 ai 3.000 euro a testa. Per gli operai, invece, solo porchetta, niente soldi. E non solo per il furgone numero 5 milioni: è da qualche anno che il sempre promesso premio di risultato viene distribuito – quasi segretamente – esclusivamente a capi e dirigenti. Per gli operai, 500 euro dal 2005 al 2008, poi più nulla; in uno stabilimento dove 6.000 dipendenti lavorano su tre turni, sfornando 1.000 furgoni al giorno (228.000 nel 2014) con record di produttività – e di fatica - che negli Stati uniti se li sognano ma da fare invidia invidia anche a cinesi, indiani o giapponesi. E con profitti che negli anni della crisi dell'auto hanno fatto cassa per tutto il gruppo.
La festa della porchetta doveva essere un'altra tappa in quest'escalation marchionnana. Perché il supermanager sarà anche mezzo canadese e con residenza svizzera, però i dirigenti della Sevel devono aver pensato che un bel rimando alle sue radici popolar-gastronomiche avrebbe fatto tutti contenti. Invece la cosa non è andata giù proprio ai destinatari della bella festa. Mercoledì la Fiom ha chiesto ai lavoratori, con un volantino, di non aderire all'iniziativa aziendale che i capi peroravano lungo le linee: “Siamo figli di un Dio minore e per addolcirci la bocca amara del tanto lavoro, dei tanti straordinari e dei pochi soldi ci tocca un misero pezzo di torta. Noi gente che suda e che manda avanti questa fabbrica da anni trattati come esseri inferiori. Tutto questo è dovuto anche alle politiche scellerate di Fim, Uilm, Fismic, Uglm e Quadri che hanno concesso tutto per non ottenere nulla, anzi, ci correggiamo: i quadri in questo caso possono dirsi soddisfatti perchè per loro e per i capi il gruzzolo è stato portato a casa. Giovedì preferiamo un bel panino con la mortadella, ma condito con tanta dignità”. Il risultato è stato che giovedì tra il 70 e l'80% dei lavoratori si sono portati da casa il loro panino e non sono andati alla mensa imbandita dall'azienda, rimasta prerogativa esclusiva di una manciata di capi e quadri. Si saranno consolati mangiando la torta e pure la porchetta; sconfitta sul campo dalla mortadella, 80 a 20.