Martedì, 17 Giugno 2025

ZOOM. Articoli e commenti

La sicurezza in fabbrica? Con la piena occupazione

Michele De Palma, segretario generale Fiom, a Bari e Taranto in queste ore per una serie di assemblee e di manifestazioni, l’ultimo incidente avvenuto nell’acciaieria ionica, che segnale rappresenta?

“È un monito drammatico. È la nostra preoccupazione è innanzitutto per i lavoratori impiegati sull’altoforno e per gli effetti dell’impatto di carattere ambientale di un evento simile. Ad oggi non abbiamo ancora delle informazioni complete, ma almeno per i lavoratori non c’è stato un danno su salute e sicurezza. I lavoratori e i vigili del fuoco hanno gestito alla grande l’emergenza”.

Il ripetersi di questi episodi…
“L’ultimo rogo fa risaltare una questione cruciale: se dobbiamo capire le cause dell’incidente, allo stesso tempo dobbiamo prendere atto che solo l’impiego di tutti i lavoratori in fabbrica può consentire la messa in sicurezza degli impianti, l’ambiente e la produzione. Solo la piena occupazione garantisce la massima efficienza”.

Il ministro Adolfo Urso ha evidenziato le possibili conseguenze di questa situazione critica inattesa rispetto alle trattative per la cessione dell’azienda. Che può succedere?
“È Urso a dover spiegare: prima dice che c’è un rischio per la trattativa e poi ipotizza in caso di esito positivo della trattativa ben 5 mila occupati in più. Abbiamo bisogno di certezze, e queste verranno solo con un vero piano. Ci vogliono le risorse necessarie, al di là del bando, per il piano di transizione dell’azienda”.

Con quali priorità?
“Ci vogliono chiari investimenti sulla ripartenza, non ancora conclusa, e risorse ingenti per il piano di transizione, che preveda di realizzare la decarbonizzazione, la regolarità della produzione e la messa in sicurezza dell’impianto ionico. Verticalizzare la produzione, fare l’acciaio e i prodotti dei tubifici a Taranto o la banda stagnata a Genova dà maggiore valore economico alla fabbrica”.

La procura indaga sull’ultimo incendio. Ci sono i riflettori accesi sulle manutenzioni e eventuali omissioni. Di chi è la responsabilità di questo deperimento del valore industriale della fabbrica, con connessa riduzione della sicurezza per i lavoratori?
“C’è un'indagine e non ho elementi oltre quelli emersi sui media. La magistratura farà luce sulla vicenda. Noi come Fiom, in questi anni, abbiamo sempre evidenziato i gravi limiti della gestione Mittal: le manutenzioni ordinarie e straordinarie non venivano fatte, mentre i lavoratori erano in cassa integrazione. Ora con un piano di ripartenza e di transizione ci vogliono risorse certe. Non si fanno le nozze con i fichi secchi. Ma oltre la questione proprietà, c’è un interesse pubblico strategico da garantire: la produzione, ambiente e salute, e l’occupazione. Sono tre fattori che devono essere garantiti dallo Stato, a tutti i livelli. Le garanzie devono fornirle tutte le istituzioni”.

L’intesa con Baku?
“Ci vuole una premessa: per attuare questo “accordo d’acciaio verde”, oltre che con i lavoratori, è necessario che ci sia la preminenza nel capitale sociale dello Stato. E questo non è affatto un limite per i soci privati. Bisogna evitare lo scenario del passato, con lavoratori e Stato che mettono manodopera e soldi, e i privati a gestire. La strategicità pubblica va garantita”.

Le richieste al Governo per Ilva?
“La questione acciaio è un test per tutto il Paese, dal Governo alla Regione Puglia, al mondo industriale. Non c’è una prova più rilevante per l’Italia. E riguarda evidentemente anche Palazzo Chigi: l’impianto più grande dell’Europa, a Taranto, è l’asset strategico del Paese. In Gran Bretagna una fabbrica così importante è stata nazionalizzata”.

Giorgia Meloni è attenta alle sorti dell’acciaio.
“La vertenza dell’ex Ilva è l’unica ad avere il tavolo a Palazzo Chigi, a cui però la Meloni non ha mai partecipato direttamente. Il punto è dare continuità al confronto a Palazzo Chigi per garantire un asset strategico industriale, la transizione e l’occupazione”.

Il rinnovo del contratto dei metalmeccanici a che punto è?
“Stiamo facendo assemblee in tutta Italia perché ad oggi non c’è il tavolo di ripresa della trattativa. Mai si è verificata una cosa simile: ci è negato lo spazio democratico di contrattazione. Registriamo un atteggiamento antidemocratico da parte delle imprese verso i lavoratori, in un periodo nel quale tutti discutono di bassi salari. In assenza di ripresa della trattativa decideremo con Fim e Uilm ulteriori azioni di lotta”.

La sfida dei referendum sul lavoro: come si batte il fantasma dell’astensionismo che si aggira in Italia?
“Essendo un fantasma, basta svegliarsi e andare a votare. L’8 e il 9 bisogna andare nei seggi per accrescere i diritti dei lavoratori, danneggiati dal Jobs Act”.

Intervista a Michele De Palma sulla Gazzetta del Mezzogiorno del  a firma di Michele De Feudis maggio 2025

La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

Iscrizione Newsletter

Ho letto e accetto Termini e condizioni d'uso e Informativa sulla privacy

Search