Assemblea Nazionale RSU Fim-Fiom-Uilm Siderurgia e Alluminio
Il 15 febbraio 2016 in tutta Europa si terrà la giornata di mobilitazione di Industriall e Eurofer contro l’indebolimento delle azioni anti-dumping nei confronti della Cina e per sollecitare il Governo a riconvocare celermente il tavolo nazionale della siderurgia e alluminio.
Da tempo il settore dell’acciaio sta soffrendo a livello europeo a causa di una sovracapacità produttiva a livello globale che spinge i prezzi al ribasso e incoraggia comportamenti commerciali sleali da parte di Paesi concorrenti, dalla Cina a Russia e Bielorussia, dalla Turchia all’India.
Nel nuovo scenario dell’economia mondiale, sono quindi favoriti i produttori di acciaio delle nuove economie emergenti per due sostanziali ragioni: la prima è che la domanda di acciaio cresce soprattutto in queste regioni del mondo per le loro fortissime dinamiche di sviluppo; la seconda è che queste economie e questi paesi godono, molto spesso, di vantaggi competitivi naturali (basso costo delle materie prime e dell’energia, basso costo del lavoro, modesti o nulli vincoli ambientali, ecc.) vantaggi che le siderurgie dei paesi sviluppati non hanno più o non hanno mai avuto.
Tutto ciò in assenza di una politica industriale nazionale ed europea sta determinando la chiusura di impianti e la perdita di migliaia di posti di lavoro.
La Cina ha una capacità di produzione di acciaio in “eccesso” di circa 340 M di tonnellate (due volte la dimensione della domanda di acciaio in Europa) che rischia di destabilizzare il mercato con esportazioni dei suoi prodotti a basso costo, grazie ad un industria siderurgica ed a seguito di svalutazioni monetarie effettuate nei mesi scorsi; nel 2015 le esportazioni cinesi hanno superato i 110 milioni di tonnellate.
Una minaccia (che non riguarderebbe solo il settore dell’acciaio) che può concretizzarsi se verrà concesso alla Cina lo status di “economia di mercato” la cui decisione è al vaglio della Commissione europea.
Una scelta che dovrà essere presa entro il 2016 dall’esecutivo comunitario attraverso una proposta legislativa che successivamente dovrà essere votata dal Parlamento e dal Consiglio europeo.
Se venisse concesso lo status di “economia di mercato” alla Cina, l’Europa limiterebbe il suo potere di imporre misure anti-dumping.
La questione cinese è una questione soprattutto “politica” perché molti paesi EU hanno rapporti commerciali con la Cina che non vorrebbero “compromettere” con iniziative comunitarie.
Oggi è possibile acquistare acciaio dalla Cina o dalla Russia ad un prezzo di $200 a tonnellata, inferiore l prezzo del ferro vecchio o se si acquistano le materie prime x trasformarle; il prezzo medio dell’acciaio europeo di $250/tonn.
Questi paesi godono di vantaggi competitivi naturali (basso costo delle materie prime e dell’energia, basso costo del lavoro, modesti o nulli vincoli ambientali, ecc.) vantaggi che le siderurgie dei paesi sviluppati non hanno più o non hanno mai avuto.
Il costo dell’acciaio EU è gravato, in particolare, da elevati costi dell’energia e costi per l’emissione dei gas (ETS).
E’ necessario, quindi, difendere il settore siderurgico europeo con interventi straordinari per evitare ulteriori chiusure di siti di produzione di acciaio o delocalizzazioni.
Il 6 novembre scorso, per la prima volta, EUROFER, l’associazione dei produttori siderurgici europei, ed IndustriAll Europe hanno condiviso un’iniziativa comune per richiedere ai responsabili politici europei misure che possano conciliare l’ambizione di preservare il clima con la competitività del settore e dell’occupazione.
Anche Fim Fiom e Uilm hanno condiviso l’esigenza di intervenire nel dibattito aperto valutando che non esistono le condizioni (economiche, sociali, fiscali, di leale concorrenza, di rispetto dei diritti nel lavoro ed esercizio della contrattazione collettiva) per il riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina.
Occorrerà, quindi, prendere una posizione molto forte e chiara nelle prossime iniziative sul tema, ribadendo, in particolare la necessità di:
- assicurare parità di condizioni di mercato attraverso il rafforzamento delle normative sugli strumenti di difesa commerciale e la riduzione della fase delle indagini preliminari, nel caso di una revisione di una denuncia antidumping
- mettere in atto misure temporanee per l’industria siderurgica per mantenere i lavoratori e per preservare la sua capacità di produzione
- massimizzare l’utilizzo dei fondi europei, nazionali e regionali per i lavoratori gravemente colpiti dalle crisi.
Occorre fare gli interventi giusti e farli in fretta, sono a rischio migliaia di posti di lavoro che una volta persi, visto il persistere della crisi in Europa, non saremo più in grado di ricreare.
Il consumo di acciaio nella UE è sceso in media del 30% rispetto al 2007; la capacità produttiva è stata ridotta di 20milioni di tonnellate/anno e altri 10 milioni sono in attesa di essere “tagliati”. Si sono già persi più di 40mila posti di lavoro.
Per queste ragioni, l’assemblea nazionale delle RSU ritiene necessario la riapertura di un tavolo di confronto sulla Siderurgia, insediatosi presso il Ministero dello Sviluppo Economico e, giudica essenziale e necessario, in un momento di forte criticità dei mercati e di tutto il sistema finanziario internazionale, che si ricerchi una strategia comune per supportare un comparto essenziale e strategico per il sistema industriale italiano.
Il tavolo di confronto sulla Siderurgia dovrà avere carattere permanente anche attraverso il riavvio dell’Osservatorio Siderurgico che, in passato, ha prodotto importanti iniziative sia di tutela, sia di sviluppo per tutto il settore, avvalendosi del contributo e delle competenze dei centri di ricerca sviluppo e innovazione pubblici e privati. Lo scorso anno siamo riusciti ad ottenere la riconvocazione del tavolo, che però si è concluso senza neanche il resoconto della riunione.
In particolare, l’Assemblea nazionale riconferma che in questa fase sia ancora più importante e necessario difendere l’equilibrio tecnologico fra la produzione del ciclo integrale e la filiera del forno elettrico attraverso una strategia di politica industriale tesa a:
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consolidare il profilo di “sistema” della siderurgia nazionale;
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favorire accordi e integrazioni produttive;
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diversificare, e allo stesso tempo, riannodare le filiere di produzioni primarie, di trasformazione e di servizio;
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raccogliere e rilanciare la sfida della qualità e della sostenibilità dei processi e delle produzioni siderurgiche.
Le quattro direttrici fondamentali appena delineate hanno la necessità di poter contare su interventi decisivi nei seguenti contesti:
LA DOMANDA DI ACCIAIO: occorre un'organica politica di sostegno verso i principali settori utilizzatori di acciaio. Una politica che incroci le iniziative della Commissione europea sull’Automotive, stimolando in particolare la domanda di veicoli a combustibile alternativo, nonché l’iniziativa “Costruzioni sostenibili” per rafforzare l’efficienza energetica e l’efficienza nell’impiego delle risorse e promuovere la riqualificazione degli edifici esistenti. Sarà indispensabile un’iniziativa rivolta anche al settore degli elettrodomestici e un’iniziativa rivolta a settori meno tradizionali, ma rilevanti dal versante della qualità delle produzioni richieste: aerospaziale, impianti di energia rinnovabili, off shore, elettromedicale, ecc…
MATERIE PRIME: per un paese povero di materie prime come il nostro, il passaggio che si è registrato dai contratti annui a quelli trimestrali dei prezzi rappresenta un danno enorme; inoltre la minore protezione (rispetto a molti paesi emergenti) della speculazione finanziaria sulle commodities rappresenta un ulteriore aggravamento dei costi e un deficit di competitività. Per questo sarebbe utile avviare la costituzione di un consorzio nazionale, per l'approvvigionamento delle materie prime e del rottame ferroso sull’esempio di altri paesi.
ENERGIA: il prezzo medio € MW/h italiano è quasi doppio della media europea e, per un settore energivoro come la siderurgia, questo, che è il costo principale, pone le aziende fuori mercato. I programmi decennali del Governo non rappresentano una risposta a queste necessità certamente strutturali, ma che hanno bisogno di risposte di breve periodo.
Bisogna accelerare una vera liberalizzazione del settore e la modifica tecnologica della rete affinché sia finalmente concretizzato il Mercato Unico dell’Energia in Europa. Le rendite di posizione del settore sono pagate da cittadini e in alcuni settori produttivi, come la siderurgia, sono la principale causa della riduzione della base produttiva. E’ quindi necessario definire, dentro la Sen (strategia energetica nazionale), insieme al programmato incremento dell'efficienza energetica e dell'uso delle energie rinnovabili, interventi di riduzione dei costi del gas e avviare i progetti di interconnessione con le reti energetiche transnazionali.
DUMPING: Le misure anti-dumping della Commissione Ue, sono un passo importante e hanno consentito di riavviare alcune produzioni.
Bisogna però andare oltre: va prevista una vera certificazione dei prodotti e delle produzioni, i prodotti devono osservare le stesse specifiche di non nocività, le produzioni devono essere sostenibili e non possono esistere (nella UE a 27) delle vere e proprie zone franche dove si possa produrre e inquinare senza nessun vincolo ambientale.
Queste misure sono ancora di più urgenti poiché i paesi emergenti sostengono fiscalmente e in maniera importante le loro aziende e consentono produzioni che non rispettano nessun genere di sostenibilità (sociale, ambientale, etc.). Come se non bastasse, la politica monetaria (il deprezzamento delle valute) di questi paesi è un fortissimo, ulteriore, incentivo alle esportazioni e una forte barriera alle importazioni.
AMBIENTE: l’acciaio è il materiale più sostenibile e maggiormente riciclabile. Tuttavia la sua produzione ha un fortissimo impatto ambientale che le migliori tecniche e tecnologie disponibili (BATT) rendono assolutamente sostenibile e compatibile. Per questo i vincoli delle AIA (Autorizzazioni integrate ambientali) vanno interpretate con continuità ed è necessario ampliare la costituzione di una “Piattaforma” nazionale per l’eco-innovazione dei processi e dei prodotti dentro un quadro normativo che definisca certezze e sicurezze ambientali, certezze e sicurezze di medio-lungo termine per chi vuole investire in siderurgia sostenibile.
GOVERNANCE DEI GRUPPI: Il nostro Paese ha perso una grande occasione, negli anni ’90, nel processo di privatizzazione degli assets produttivi della siderurgia e dell'alluminio italiani. Si poteva allora chiedere vincoli di responsabilità sociale e industriale ai nuovi acquirenti che, in troppi casi, hanno dimostrato di non averne.
In quest’ultima fase, la ulteriore modificazione degli assetti proprietari che ha visto l’ingresso di fondi finanziari ha aggravato questo quadro; tutto ciò va ora recuperato prevedendo un intervento forte affinché si affermino vincoli partecipativi nella governance dei gruppi come veri anti-corpi alla gestione speculativa e di breve respiro.
Questi nodi critici, nel loro insieme, rappresentano una seria ipoteca sulla permanenza del settore nel nostro Paese. Richiedere gli “aiuti di Stato”, è anacronistico ma molti paesi, anche sottoposti ai vincoli europei (Spagna, Germania e Francia), stanno facendo molto per sostenere questo settore. Chiediamo, perciò, al Governo - e nello specifico al Mise -, di riconvocare rapidamente il tavolo ministeriale su questi obiettivi. Il Governo non ha, al momento, dimostrato, di comprendere e reagire con la dovuta consapevolezza, alle difficoltà dell’industria italiana.
Infine, l’Assemblea nazionale delle Rsu del settore siderurgico sottolinea come la contrattazione nazionale, la contrattazione integrativa aziendale e di Gruppo, abbiamo in questi anni corrisposto alle esigenze di specificità delle imprese e dei lavoratori.
Ora, tuttavia, bisogna muoversi su tre fronti a livello contrattuale:
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Evitare il vero e proprio dumping contrattuale che avviene nei recenti processi di esternalizzazione di pezzi, non sempre collaterali, del ciclo produttivo con l’applicazione di contratti distanti dall’esperienza industriale che realizzano solo minori costi o una maggiore debolezza dell’interlocuzione sindacale. Su questo aspetto va effettuata, da un lato, una ricognizione sull’attualità delle normative del Ccnl e, dall’altro, vanno diffusi protocolli di gestione degli appalti che ne prevedano una maggiore qualificazione sotto ogni versante.
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I Gruppi Siderurgici hanno una dimensione ormai sovranazionale e che in molti casi va oltre la presenza nella sola Europa; vanno quindi rafforzati gli strumenti del sindacalismo internazionale come i CAE, gli accordi quadro e i coordinamenti internazionali,
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Va diffusa l’innovazione contrattuale che, in alcuni Gruppi, ha esperienze di punta, su aspetti come Inquadramento, Ambiente e Sicurezza.
L’Assemblea nazionale dei delegati sottolinea, infine, come gli ammortizzatori sociali, nel settore, siano in pratica finiti. Occorre impedire che partano i licenziamenti ed occorre, perciò rapidamente, con provvedimenti specifici, occorre superare i limiti temporali previsti dagli attuali ammortizzatori sociali, a cominciare dai contratti di solidarietà, tenendo conto della particolare situazione del settore.
Sull’insieme delle riflessioni e delle proposte scaturite dall’Assemblea nazionale le Segreterie di Fim, Fiom, Uilm sono impegnate a verificare disponibilità di percorso e risposte di merito sia col Governo sia con l’Associazione delle imprese siderurgiche. In assenza di verifiche convincenti le Segreterie stesse programmeranno iniziative di mobilitazione del settore.
FIM, FIOM, UILM NAZIONALI
ASSEMBLEA NAZIONALE RSU FIM-FIOM-UILM
SIDERURGIA E ALLUMINIO
Roma, 15 febbraio 2016