Fincantieri. Soluzioni per il rebus di una vertenza infinita [volantino]

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Le ultime due riunioni dei delegati Fiom di Fincantieri si sono tenute a Palermo e Castellammare di Stabia. Scelta non casuale, orientata a rimarcare le preoccupazioni sulle prospettive produttive dei due cantieri sui quali l’azienda non ha mai voluto dare risposte chiare in riferimento alla distribuzione dei carichi di lavoro. Anche la discussione sulle infrastrutture necessarie a partire dal nuovo bacino di Palermo – sulle quali la Fiom ha il merito di aver riattivato il confronto con qualche possibilità di successo –, spesso usata dall’azienda come alibi per mettere in discussione l’esistenza del cantiere, non impedisce di programmare diversamente la distribuzione dei carichi di lavoro. Il recente ricorso alla cassa integrazione ordinaria nel cantiere di Palermo – ma il discorso potrebbe allargarsi a Castellamare – è priva di qualunque prospettiva: oltre a lasciare centinaia di lavoratori dell'indotto sguarniti da qualsivoglia ammortizzatore sociale, non si fa carico di un minimo di integrazione salariale per i lavoratori del cantiere di Palermo, nonostante la Cigo venga richiesta per scaricare sulla collettività costi e scelte aziendali.

Per queste ragioni la Fiom non ha sottoscritto l’accordo, ancorché per mesi l’azienda abbia preparato l’evento dandogli, in ogni occasione e riunione, una connotazione di rappresaglia politica. Un atteggiamento difficilmente comprensibile i cui risultati possono essere solo negativi.