Giovedì, 18 Aprile 2024

ZOOM. Articoli e commenti

La rinuncia a curarsi, un genocidio nascosto

rinuncia cura

 

Dall’indagine europea sul reddito e le condizioni di vita delle famiglie (Eu-Silc) 2015, fatta su un campione di 73.204 italiani, risulta che il 67% dichiara di avere una salute buona od ottima, il 22% una salute mediocre e l’11% una salute cattiva o pessima. Si può parafrasare dicendo che coloro che si considerano malati sono in Italia circa 7 milioni di abitanti e con minori problemi di salute altri 15 milioni. Si ricorda anche che in un anno i ricoveri ospedalieri sono circa 10 milioni, pari quindi a quasi la metà di coloro che non si ritengono in buona salute.
Come fanno quindi ad esserci – come viene scritto e detto dal Censis (http://www.censis.it/7?shadow_comunicato_stampa=121116) – 12 milioni di italiani che rinunciano del tutto alle cure? Sarebbero la metà di coloro che hanno bisogno di cure! E qual è Il rimedio proposto? Una bella assicurazioni sanitaria privata.

Sempre dalla stessa indagine europea Eu-Silc si viene invece a sapere che in verità sono solo poco più degli 7% degli italiani che hanno rinunciato a una prestazione per vari motivi, tra cui il principale è, sicuramente, il motivo economico, dichiarato da circa 4 milioni. Questi hanno dichiarato non di aver rinunciato «alle cure», ma solo a «singole prestazioni», avendo invece usufruito in diversi casi di molte altre! Sarebbe importante che il Censis rendesse pubblici i dati delle proprie indagini, chiarendo sia l’ampiezza del campione sia le domande del questionario utilizzato per poter fare un confronto con l’indagine europea.

Il fenomeno della rinuncia a delle singole prestazioni riguarda molto di più il Sud d’Italia e coloro che vivono in situazioni di deprivazione, in particolare chi è disoccupato o precario, e al riguardo sicuramente si dovrà fare di più per aiutare a evitare queste situazioni, ma certo non si potrà fare con un’assicurazione privata integrativa che nei fatti diverrebbe sostanzialmente sostitutiva.

Il Censis osserva ancora che la spesa privata è in crescita, ma non si fa un’analisi approfondita dei suoi contenuti: solo una quota minoritaria di essa, infatti, è associata a compensare dei problemi di accesso creati dal Servizio Sanitario Nazionale, mentre una quota molto più importante ha come ragione una scelta personale di preferenza. Infine, la maggior parte della spesa privata riguarda prestazioni di dubbia utilità.

Questa continua diffusione di notizie a dir poco “imprecise” sembra fatta ad arte per screditare il Servizio Sanitario Nazionale e per aprire nuovi spazi alle assicurazioni private, i cui imprenditori sono spesso proprio tra gli sponsor di indagini, convegni, scritti che veicolano questi scenari.
Non c’è dubbio che – specie in alcune regioni del Sud – il Servizio Sanitario sia in difficoltà, ma paventando la sussistenza di una “malattia terminale” del Servizio Sanitario Nazionale, si propone come cura un’inutile e costosa protesi (una copertura assicurativa privata estesa) di cui non c’è alcuna reale evidenza di necessità e di efficacia.

Tra le righe del Def (Documento di Economia e Finanza del Governo), c’è scritto che nel 2020 la spesa sanitaria pubblica dovrà ridursi al 6,4%, ma questo comporterebbe l’eutanasia precoce del Servizio Sanitario Nazionale come oggi lo conosciamo.

Si lavori, dunque, per evitare gli sprechi, le inappropriatezze, le illegalità! Si lavori per creare maggiore efficienza, efficacia ed equità! Ma si difenda un sistema sanitario che è ancora nonostante tutto tra i migliori al mondo! Si pensi sì a migliorare l’economia, ma non a danno della salute degli italiani!

Per un approfondimento sul tema, degli stessi autori, si può consultare il documento sul sito

 

http://www.scienzainrete.it/articolo/quanti-italiani-rinunciano-davvero-alle-cure/giuseppe-costa-cesare-cislaghi-aldo-rosano

 

*economista sanitario

**epidemiologo

***demografo

Attachments:
FileFile size
Download this file (17_07_04-sanita.pdf)La rinuncia a curarsi, un genocidio nascosto964 kB

La Fiom è il sindacato delle lavoratrici e lavoratori metalmeccanici della Cgil

Iscrizione Newsletter

Ho letto e accetto Termini e condizioni d'uso e Informativa sulla privacy