Fincantieri Palermo: o rinunci al diritto di sciopero o non lavori

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Vuoi lavorare? impegnati a non scioperare. Questo il senso della dichiarazione che in queste ore i capi e i dirigenti dello stabilimento Fincantieri di Palermo stanno "chiedendo" di firmare a ciascun dipendente di quella fabbrica. Che per poter lavorare dovrebbe, così, rinunciare a un proprio diritto costituzionale.

L'origine del misfatto sta nella richiesta di un armatore di garantire che i lavori di riparazione e manutenzione di una sua nave non subiscano ritardi. Altrimenti niente commessa. E il misfatto diventa un delitto con la pronta traduzione, da parte della direzione dello stabilimento, di questa condizione in una dichiarazione in cui si garantisce che "il completamento del progetto non sarà ritardato da azioni industriali da parte dei lavoratori". Che detto italiano significa niente scioperi, altrimenti niente commessa. Fincantieri ha chiesto prima alle rsu e poi a ciascun lavoratore di firmare questo testo, ed è facilmente comprensibile cosa ciò significhi in una fabbrica in perenne deficit di commesse, spesso interessata dalla cassa integrazione, anche a causa dei tentennamenti governativi e dei mancati investimenti per l'ampliamento dei bacini di carenaggio.

In una simile situazione la sottoscrizione della dichiarazione è diventata un palese ricatto e una straordinaria pressione contro i lavoratori e i loro diritti, seminando confusione e panico nel cantiere: trasformandosi così in una vera turbativa della vita lavorativa.

I rappresentanti della Fiom si sono rifiutati di firmare la dichiarazione e stanno invitando i lavoratori a non farlo. Questa difesa di un diritto costituzionale è stata trattata al pari di un atto di sabotaggio dalla direzione aziendale che sembra voler scaricare sui lavoratori tutti i problemi del cantiere palermitano e addossare alla Fiom un eventuale ritiro della commessa da parte dell'armatore. "Un atteggiamento inqualificabile – secondo Bruno Papignani, responsabile della cantieristica per la Fiom – perché invece di affrontare il problema con una normale trattativa sindacale e il coinvolgimento dei lavoratori si opera un ricatto inaccettabile, tanto più grave in un'azienda a proprietà pubblica. A pochi giorni dall'incontro che dovrebbe verificare se ci siano le condizioni per riprendere la trattativa per il rinnovo del contratto aziendale – ferma da mesi – questa iniziativa di Fincantieri suona come un atto di sabotaggio. In tutti i casi si configura come un'azione antisindacale di cui trarremo tutte le conseguenze del caso".

Sulla vicenda interviene anche il segretario generale della Fiom, Maurizio Landini: "Si tratta di un'iniziativa gravissima. Ai lavoratori viene chiesto di rinunciare a un diritto costituzionale, affermando così che in questo paese per lavorare dovresti rinunciare a tutto, persino alla Costituzione repubblicana. Tutto questo avviene in un'impresa pubblica: vogliamo sapere se l'azionista di riferimento, cioè il governo, condivide il silenzio dei vertici di Fincantieri e le azioni deprecabili della direzione dello stabilimento di Palermo. È il momento della responsabilità, non delle provocazioni".

 

Fiom-Cgil

 

Roma, 25 settembre 2015