Fca Melfi, cronache infernali dall'Ute plastica

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Due anni e mezzo di cassa integrazione per ristrutturazione, "lacrime e sangue" per le lavoratrici e i lavoratori di Melfi, eppure non si è investito in impianti di rinfrescamento e ventilazione tali da mantenere un micro clima adeguato sia alla prestazione di lavoro che alla tutela della salute e della sicurezza nei locali officina. Ad aggravare il quadro c’è il comportamento dei dirigenti aziendali che rifiutano ogni confronto con il sindacato utile a dare risposte alla condizione problematica venutasi a creare sia per le temperature insopportabili dovute a caldo, umidità e accresciuti ritmi di lavoro, che per tipo di lavorazioni presenti nei reparti di stampaggio dove vengono realizzati i paraurti, le plance e i serbatoi delle nuove 500X e della Jeep Renegade.

E’ bene si sappia che il problema che si sta verificando in queste settimane è particolarmente delicato, perché le produzioni descritte si realizzano utilizzando resine termoplastiche e altri composti chimici: le materie plastiche, generalmente non ritenute agenti chimici pericolosi a temperatura ambiente, portate a temperature elevate liberano prodotti di degradazione, monomeri volatili, cuoadiuvanti aggiunti. Queste sostanze (idrocarburi alifatici, aromatici, aldeidi, chetoni, alcoli etc etc) sono "il pane quotidiano" negli ambienti di lavoro dove si utilizza la tecnica dello stampaggio per iniezione ed estrusione. Per questo nelle linee guida per l'installazione degli impianti di stampaggio materie plastiche è raccomandata una adeguata ventilazione e un micro clima tali da tenere più bassa possibile la concentrazione degli agenti chimici considerandone i possibili effetti e le proprietà sensibilizzanti, cancerogene e mutagene. Purtroppo, alla Fca di Melfi questo tipo di “raccomandazioni” non vengono accolte.

Le richieste fatte all'azienda, e che danno voce alle lavoratrici e ai lavoratori, sono quelle dettate dalle condizioni reali e dal buonsenso: l'aumento delle pause, la disponibilità ad abbassare il costo dell'acqua e a fornirne gratis nelle aree più disagiate, integratori minerali, l'impegno ad investire maggiori risorse per la realizzazione di impianti di rinfrescamento efficaci.

Per queste ragioni di merito e a causa del comportamento aziendale prima descritto, la Rsa Fiom ha proclamato lo stato di agitazione che ha portato nei giorni scorsi all’effettuazione di una prima ora di sciopero.

Sarebbe quanto mai opportuno che la direzione aziendale si predisponesse ad un confronto sul merito delle questioni - che sono serie e sulle quali nessuno può rifuggire dalle proprie responsabilità - con tutte le organizzazioni sindacali presenti, invece di insistere su un modello di relazioni sindacali fondato sull’esclusione di quelli non compiacenti che, alla prova dei fatti, oltre che inutile si sta rivelando anche dannoso per le lavoratrici e i lavoratori.

 

*Rsa Fiom Fca Melfi

 

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