Pomigliano: solidarietà ai cassintegrati, una questione di fondo

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La solidarietà come migliore risposta alla crisi, come mezzo per ricostruire un ponte di dialogo tra chi è stato reintegrato nel ciclo produttivo e chi ne è rimasto fuori. E’ questo il messaggio che arriva dall’assemblea dei delegati della Fiom-Cgil della Fca che si è svolta il 25 febbraio a Pomigliano d’Arco (Napoli).

 

L’iniziativa è stata indetta per lanciare la costituzione di un Fondo di solidarietà per i lavoratori Fiat di Pomigliano rimasti in cassa integrazione, circa 2000, e che, speriamo solo per ora, non sono stati reintegrati nel ciclo produttivo. Nel Fondo, che sarà gestito da Libera, sono arrivate già le prime donazioni: si tratta delle maggiorazioni per lo straordinario di sabato che la Fiat ha dichiarato per il mese di febbraio.

 

L’assemblea, però, è anche l’occasione per ragionare del futuro industriale dello stabilimento. Sarà impossibile, infatti, richiamare al lavoro tutti i dipendenti del Gian Battista Vico solo con la produzione della Panda. Da qui la richiesta di allocare nello stabilimento campano almeno un altro nuovo modello. Nel frattempo, la Fiom ribadisce la proposta di utilizzare lo strumento dei contratti di solidarietà, come avviene già in altri stabilimenti, invece degli straordinari, in modo da utilizzare il maggior numero possibile di lavoratori.

 

Si torna anche sullo sciopero andato male che tanto inchiostro ha fatto versare. I delegati ricordano che, dopo il referendum in cui la Fiat non ha ottenuto il plebiscito che era convinta di avere, ha fatto riassunzioni “selezionate”. I lavoratori della Fiom o, comunque, ritenuti non fidelizzati, sono rimasti fuori. Al punto che è dovuta intervenire la Corte Costituzionale per eliminare la discriminazione.

 

Che la fiom e suoi iscritti a Pomigliano non sono soli lo dimostrano le tante persone che ieri hanno partecipato all’Assemblea. Da Libera, agli studenti, alle delegazioni delle altre aziende metalmeccaniche del territorio, alla Cgil.

 

Le conclusioni dell’Assemblea sono state affidate al segretario generale della Fiom-Cgil, Maurizio Landini, che ricorda come anche ai tempi dei referendum di Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco c'era un Governo che parteggiava per la Fiat. Individua il problema principale nella competizione tra le persone che lavorano. Una situazione che si è determinata anche grazie alle promesse mancate della Fca, visto che la metà dei lavoratori dello stabilimento campano é fuori. Le decisioni manageriali vengono prese fuori dall’Italia e, se anche i Governi sono cambiati, non sono cambiati gli atteggiamenti nei confronti della casa automobilistica. Si alimenta un livello di competizione tra le persone mai visto prima, mentre il sindacato esiste se le persone si mettono insieme per difendere collettivamente i loro interessi. E proprio da questo principio nasce l’idea della coalizione sociale.

 

Quindi non la scelta di fare un partito. Quella, spiega Landini, è una storia inventata per non far parlare del merito dei provvedimenti del jobsact. Appare inoltre ironico dire che la Fiom fa politica perché non è d’accordo con il Governo. Invece la Cisl e Confindustria che sono d’accordo non fanno politica?

 

Il leader della Fiom si chiede perché la proposta di fare una coalizione sociale ha scatenato tutto questo caos? “Perché fa paura che qualcuno provi a unire quello che finora hanno provato a dividere”. La domanda di questa fase è come immaginare nuove forme di protesta, oltre lo sciopero, per mettere insieme chi lavora e chi no.

 

Infine rinvia al mittente l’accusa secondo la quale la Fiom sarebbe contro il lavoro. “Chi è contro l’occupazione? Noi o chi alza l’età pensionabile, taglia le pause e incentiva gli straordinari?”