Fca e Cnhi: c'è chi festeggia e chi no

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L'amministratore delegato di Fca e Cnhi, la proprietà e il management hanno di che festeggiare: Fca nei primi tre mesi di quest'anno ha venduto circa 1 milione di vetture, quanto lo scorso anno, ma l'utile è salito a 538 milioni di euro e i ricavi sono passati da 25,8 miliardi a 26,5 miliardi. Il profitto dell'azienda per ogni auto venduta è quindi aumentato, tanto che per il 2016 l'azienda prevede di raggiungere ricavi superiori ai 110 miliardi con un utile netto di 1,9 miliardi. Chi ci guadagna?
Il contratto tra l'amministratore delegato e Fca prevede che lo «stipendio» sia legato ai risultati di bilancio: meglio va l'azienda, più guadagna l'ad. L'anno scorso ha ricevuto un compenso in contanti di 11,5 milioni (di cui 6,5 come premi) più 3,9 milioni di azioni Fca e 2,1 di Cnh assegnate gratuitamente per aver centrato i target di utile netto, reddito operativo e debito fissati negli anni precedenti. Risultato? L'amministratore delegato lo scorso anno ha ricevuto 54,5 milioni, qualcosa come 150mila euro al giorno.
Festeggia il Presidente del Consiglio che presentando a Palazzo Chigi l'Alfa Giulia annuncia più di tremila nuovi occupati a Cassino e il ritorno al lavoro in tutti gli altri stabilimenti entro il 2018.

Festeggia la Fim che afferma che senza il Contratto specifico non ci sarebbero stati gli investimenti.

Negli stabilimenti, invece, i lavoratori non brindano. A Mirafiori, Modena, Cassino, Pomigliano, Nola e Pratola Serra a oggi ci sono ancora operai in cassa integrazione o in contratto di solidarietà.
Tutti sanno, ma nessuno dice che i nuovi modelli Alfa e Maserati in fase di lancio da soli non bastano a far lavorare tutti.
Tutti sanno ma nessuno dice che il taglio dei 10 minuti di pausa, l'aumento dei carichi e dei ritmi di lavoro, gli straordinari comandati, hanno aumentato il numero dei veicoli prodotti (per esempio in Sevel i lavoratori sono allo stremo), ma in proporzione non ci sono assunti stabili e aumenti salariali.
La Fiom festeggerà in assemblea con i lavoratori di ogni singolo stabilimento quando tutti saranno rientrati al lavoro, quando l'obiettivo aziendale di rispondere ai volumi del mercato si conciliano con la salvaguardia della salute e della vita delle persone anche fuori dallo stabilimento, quando i lavoratori potranno tornare a negoziare e decidere in assemblea turnistica, orari e aumenti salariali.

È inaccettabile che in molti stabilimenti la direzione aziendale fissi con le Rsa – escludendo la Fiom – calendari di lavoro, straordinario, ferie senza un reale confronto con i lavoratori che si trovano a non poter decidere più nulla della propria vita e a doverci rimettere perché arrivano ad agosto essendo stati costretti a utilizzare tutte le ferie e i par. Inoltre, per non ripetere gli incidenti dello scorso anno, è indispensabile che con il prevedibile aumento delle temperature, la direzione aziendale preveda l'aumento delle pause e un intervento sul microclima.
La Fiom è al servizio dei lavoratori che vogliono ritornare a contrattare.

Fiom-Cgil nazionale

 

Roma, 6 maggio 2016