Durante l’incontro tenuto ieri nella sede del ministero dello Sviluppo economico, Abb ha ribadito per l'ennesima volta la sua posizione, senza nessuna apertura rispetto alle nostre richieste, a parte una disponibilità a rivedere l’incentivo economico per coloro che volontariamente decideranno di lasciare l’azienda.
Lo schema è: soldi a chi se ne va per pensionamento obbligato oppure per dimissioni volontarie, nulla in aggiunta per chi, per scelta o per necessità, deciderà di chiedere una ricollocazione negli stabilimenti Abb della Lombardia. I quali, oltre a sobbarcarsi ore e ore di viaggio non pagate, dovranno pagarsi le spese di trasporto che i 200 euro lordi mensili che Abb si ostina a non rivedere non saranno sufficienti a sostenere. Come Fiom abbiamo chiesto di aumentare questa indennità perché solo così si possono mettere in condizione le lavoratrici e i lavoratori di potersi ricollocare veramente e non essere costretti a lasciare l’azienda.
Abb, inoltre, non è neanche disponibile a scrivere nell’accordo dove i lavoratori verranno ricollocati. Ma se i posti ci sono, come l'azienda afferma, perché non indicarli nell’accordo sindacale che noi vogliamo sottoscrivere? Noi siamo per garanzie e condizioni chiare che superino i problemi incontrati con l’ultima riorganizzazione del 2016 e non per una generica disponibilità.
Infine, per quanto riguarda i lavoratori pensionabili, seppur disponibili a prevedere strumenti e percorsi di uscite incentivate, non possiamo lasciare assoluta mano libera ad Abb nella scelta dei lavoratori da pensionare.
A questo punto la strategia di Abb è molto chiara. Soldi per incentivare i lavoratori ad andarsene dall’azienda, nulla o poco più per chi vorrebbe continuare a lavorare in azienda.
Inaccettabile per chi vuole fare un accordo sindacale per tutelare il lavoro, diversamente da chi ha deciso di portare il lavoro in Finlandia usando i soldi per liberarsi di chi per anni ha lavorato in azienda e vorrebbe continuare a farlo.
Mirco Rota, responsabile nazionale Fiom per il gruppo Abb
Fiom-Cgil/Ufficio Stampa
Roma, 16 maggio 2019